26/11/2019 di Redazione

Pil e spesa Ict sono legati a doppio filo? Gli algoritmi rispondono

Un progetto di The Innovation Group, presentato al “Digital Italy Summit” di Roma, punta studiare la correlazione tra investimenti Ict e andamento del Pil italiano partendo da diverse basi di dati, processati con il machine learning.

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Se la spesa in Ict cresce, può crescere anche il Pil, o viceversa questi due indicatori si ostacolano a vicenda? È uno dei quesiti al centro del “Digital Italy Summit”, evento apertosi oggi a Roma e organizzato da The Innovation Group portando sul palco relatori e testimonianze di spicco: per fare qualche nome, si alterneranno al microfono personalità come Francesco Boccia, ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Fabiana Dadone, ministro per la Pubblica Amministrazione, Paola Pisano ministro dell’Innovazione Tecnologica e Digitalizzazione, Luca Attias, commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Silvia Candiani, amministratore delegato di Microsoft Italia e Giorgia Abeltino, director public policy per l’Europa meridionale di Google. 

 

Si parlerà di privacy, di robotica e intelligenza artificiale, di reti e applicazioni 5G, di investimenti per la Sanità e altro ancora, tenendo tra le righe la domanda di fondo: quanto le tecnologie digitali possono aiutare l’economia italiana? Più precisamente, esiste una relazione misurabile e prevedibile tra spesa in Ict e Pil? Per rispondere, The Innovation Group sta studiato la questione con un approccio basato sugli analytics, su una “macchina algoritmica” realizzata dal team dell’azienda milanese con il coordinamento del data scientist  Andrea Sassanelli. 

 

Si tratta di una soluzione informatica basata su tecniche di machine learning e in grado di immagazzinare, analizzare, correlare dati di settore, per poi produrre una previsione (su un orizzonte di tre o cinque anni) sull’andamento del mercato digitale e dei suoi principali segmenti in relazione al Pil e ad altri dataset (su investimenti, brevetti e digitalizzazione delle imprese). Un lavoro complesso e ambizioso, che metterà in pratica quella “scienza dei dati” di cui tanto si sente parlare.

 

“Il mercato digitale è stato troppo spesso analizzato da una prospettiva autoreferenziale, ricercando nelle variabili endogene le sue principali determinanti”, ha commentato il presidente di The Innovation Group, Roberto Masiero. “Qui il nostro gruppo di lavoro si è invece impegnato a raccogliere e mettere in relazione i risultati delle ricerche condotte da economisti e centri di ricerca che operano all’interno dell’Advisory Board del Programma “Digital Italy” con le analisi condotte direttamente dai nostri ricercatori, nell’intento di identificare le relazioni fra trend economici e andamento del mercato digitale e dei suoi principali segmenti, e di fornire input utili allo sviluppo di politiche pubbliche più efficaci”.

 

 

Dai primi risultati del progetto, ancora in fase prototipale, sembra di poter osservare che solo la spesa nelle tecnologie digitali più innovative (come cloud, business analytics, Big data e intelligenza artificiale) tende a crescere e continuerà a crescere in futuro a ritmi sostenuti anche in fasi di flessione dell’economia generale. Come quella attuale, un momento in cui la crescita del Pil tende a zero. I risultati ottenuti finora ipotizzano per il mercato italiano del digitale una crescita che per il 2019 e il 2020 stenta a superare l’1%. La stagnazione del Pil, in particolare, impatta pesantemente sugli investimenti in Ict delle piccole e medie imprese.

 

“Una crescita più corposa è possibile,  a patto che si verifichino alcune condizioni”,  sottolinea Masiero. Quali condizioni? Cinque, in particolare: una politica di investimenti pubblici che permetta di moltiplicare le infrastrutture digitali; il potenziamento delle politiche di industria 4.0; una efficace adozione del procurement pubblico; l’utilizzo del 5G per la trasformazione digitale delle imprese; un impegno delle aziende che vada oltre la Corporate Social Responsability e permetta di soddisfare i reali bisogni dei cittadini.

 

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