15/03/2016 di Redazione

Presto encryption più completa su WhatsApp, Messenger e Gmail?

Sulla scia del braccio di ferro tra Apple e il Dipartimento di Giustizia statunitense, il servizio di messaggistica starebbe per estendere la crittografia end-to-end alle chiamate vocali e ai messaggi di gruppo. Un’indiscrezione, così come quelle secondo

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Crittografia, panacea di tutti i mali? Certamente no, ma pare il metodo più efficace e solido con cui Whatsapp, Facebook, Google, Snapchat e altri grandi nomi della Silicon Valley stanno reagendo alle pressioni governative e giudiziarie che oggi non solo schiacciano Apple, ma che coinvolgono un po’ tutto il mondo della tecnologia. L’ennesima ramificazione della vicenda nata con l’indagine dell’Fbi sugli stragisti di San Bernardino è l’intenzione di Whatsapp di portare la crittografia end-to-end nelle chiamate vocali e nelle chat di gruppo. Già da tempo il servizio di messaggistica, oggi di proprietà di Facebook, ha introdotto nell’app per Android e in quella per iOS l’encryption sui messaggi fra singoli, che dunque risultano leggibili in chiaro a mittente e destinatario ma non durante il loro transito sui server dell’azienda.

Non è una notizia da poco, considerato il miliardo di utenti mensili dell’applicazione, ma mancano conferme ufficiali trattandosi in effetti di una pura indiscrezione riportata dal Guardian citando fonti confidenziali. A detta della testata britannica, l’annuncio formale potrebbe arrivare nelle prossime settimane. E si tratterebbe di una conferma alle parole già espresse dal fondatore e Ceo dell’azienda, Jan Koum, che in merito alle pressioni nei confronti di Apple (per la creazione di una versione di iOS capace di bypassare la crittografia sull’iPhone del terrorista Syed Farook) aveva parlato di una minaccia alle privacy degli utenti. Non è giunta troppo inaspettata, allora, la notizia – riportata dal New York Times – secondo cui il Dipartimento di Giustizia starebbe valutando di richiedere la collaborazione di WhatsApp per alcune investigazioni in corso.

Sempre a detta del Guardian, anche Facebook sta valutando di incrementare le misure di sicurezza di Messenger, lo strumento di messaggistica integrato nel social network e fruibile anche come applicazione a sé stante. La posizione della società di Menlo Park, d’altra parte, è ben chiara, se si pensa che pochi giorni fa le forze dell’ordine di San Paolo sono arrivate addirittura ad arrestare il vicepresidente di Facebook per l’America Latina, con l’accusa di non aver adeguatamente collaorato in operazioni di indagine su una banda di narcotrafficanti.

 

 

Altrettanto d’impatto (o forse di più, se si considera l’utenza delle aziende) sarebbe l’applicazione dell’encryption alla posta elettronica di Gmail. Già nel 2014 Google aveva annunciato in collaborazione con Yahoo un progetto chiamato “End to End”: l’intento era quello di rendere possibile la crittografia dei messaggi, visibili dunque al solo destinatario. Secondo alcune fonti confidenziali, ora a Mountain View avrebbero ripreso in mano questa iniziativa, oggettivamente difficoltosa non solo per l’intreccio di pressioni politiche ed esigenze di sicurezza nazionale attualmente sotto i riflettori mediatici.

L’encryption dei messaggi di posta sottende una fondamentale complicazione: quella di impedire la scansione delle email stesse per fini di marketing, ovvero la visualizzazione di pubblicità mirate sia in Gmail sia in altre piattaforme dell’offerta di Google. È, questo, solo un esempio, perché in relazione alla crittografia end-to-end esistono anche problemi di usabilità delle applicazioni. Big G, in ogni caso, starebbe considerando di applicare un giro di vite a diversi suoi servizi, ma “nessuna decisione finale è stata presa”, riporta il Guardian.

 

 

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