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Privacy ovunque per Qwant, l'alternativa a Google sotto alla Tour Eiffel

La società parigina, presente in Italia da qualche mese con il proprio motore di ricerca Web, sta portando avanti numerosi progetti: dallo streaming musicale alla realtà aumentata, dalle mappe ai pagamenti digitali. Il filo rosso è la rinuncia alla raccolta di dati di profilazione.

Pubblicato il 21 giugno 2018 da Valentina Bernocco

Si può vivere connessi, anzi completamente immersi nella tecnologia e nei servizi digitali, ma senza subire continue invasioni di privacy? Può esistere un’alternativa ai grandi colossi del Web, notoriamente onnivori di dati degli utenti? C’è un’azienda francese che scommette di sì. A Qwant non manca certo l’ambizione, perché per la società parigina, nata nel 2013 e presente in Italia dall’anno scorso, il concorrente da sfidare è niente meno di Google. In tutta l’offerta – incentrata su un motore di ricerca “zero cookie”, che non traccia l’internauta, ma anche su altre applicazioni e servizi Web – i riferimento alla multinazionale di Mountain View sono continui ed espliciti. Anche il logo di Qwant ricorda la grande G colorata, ma d’altro canto la filosofia fondante è per certi versi analoga e per altri opposta, e quindi i riferimenti inevitabili. Anche per la transalpina la principale fonte di guadagno è l’advertising (basato sulla piattaforma di Microsoft Bing) ma questa attività si concilia con la scelta di non profilare l’utente, dato che il motore di ricerca non raccoglie cookie. Si rinuncia quindi a un certo tipo di profilazione dell’utente, ma non alla personalizzazione dei servizi.

Con una tecnologia proprietaria chiamata Masq l’internauta può decidere di archivare localmente, sui propri dispositivi, le proprie preferenze, cronologia e preferiti, in modo da ottenere un’esperienza d’uso personalizzata senza però essere tracciato. I dati vengono sincronizzati tra un dispositivo e l’altro e lì restano, crittografati. Niente cloud, dunque, una scelta decisamente controcorrente. I server, tutti di proprietà, risiedono fisicamente nel Vecchio Continente ed evitano di ricorrere all'ospitalità degli hyperscale dei grandi e noti nomi, da Google ad Aws. “Fin dalla nostra nascita”, racconta il Ceo e cofondatore, Eric Leandri, “abbiamo voluto che i nostri sistemi rispettassero i diritti delle persone e la privacy”. Un tema oggi certamente attuale, sull’onda dell’affermazione del Gdpr ma anche di un incipiente cambiamento culturale indotto da scandarli come il Datagate scoperchiato da Edward Snowden, prima, e la vicenda di Facebook e Cambridge Analytica poi. “Mai come oggi la privacy è stata importante”, sintetizza Leandri.

 

Eric Leandri, Ceo e cofondatore di Qwant

 

Qwant è dunque innanzitutto un motore di ricerca, che in patria ha già raggiunto il traguardo non disprezzabile (considerato il monopolio europeo di Google) del 5% di quota mercato e che si sta facendo strada in Cina (la “grande muraglia” del firewall governativo lo lascia passare come alternativa concessa ai turisti ma non ai cittadini cinesi, vincolati a Baidu). Intanto però l’azienda si dedica a numerosi progetti sperimentali o in rampa di lancio, fra Web, applicazioni, realtà aumentata e servizi verticali per la protezione civile, la scuola, la sanità e altro ancora. Qwant non è un colosso, contando circa 160 dipendenti in Francia, tra Parigi, Nizza, Normandia (Rouen) e altre presenze sparse per il territorio. Ma può permettersi di fare ciò che fa grazie all’iniezione di risorse ricevuta nell’autunno del 2015 grazie alla Banca Europea degli Investimenti: un finanziamento da 25 milioni di euro, in parte motivato dal desiderio delle istituzioni Ue di sgretolare il dominio di Alphabet, giudicato ormai eccessivo e onnipresente. E forse sarà proprio questa volontà in un certo senso “politica”, se rimarcata in futuro e adeguatamente sostenuta, a poter garantire a Qwant un'affermazione in Europa.

Nel quartiere generale di Parigi, recentemente traslocato in una nuova sede luminosa e moderna a un tiro di schioppo dalla Tour Eiffel, la società sta esplorando la maggior parte dei territori in cui Google detta legge: la posta elettronica, le mappe, i pagamenti digitali, i servizi di streaming musicale, una serie di soluzioni verticali e altro ancora. Tra i prodotti già esistenti spicca Qwant Junior, un motore di ricerca rivolto ai bambini delle scuole primarie (dai sei a dodici anni, idealmente) ma anche ai docenti: non soltanto filtra i contenuti per nascondere pornografia e violenza, ma fornisce delle risposte precise a domande molto specifiche e propone ogni giorno una selezione di notizie, diverse in ciascun Paese in cui è presente. Sviluppato in collaborazione con il Ministero Francese della Pubblica Istruzione, il servizio è gratuito e privo di pubblicità e, quel che forse più conta, non può essere usato dalle aziende come un veicolo per mettersi in contatto con i giovanissimi utenti tramite messaggi commerciali o chatbot. Il 75% delle scuole primarie francesi utilizza Qwant Junior quotidianamente e l'anno scorso il motore ha elaborato 8,5 miliardi di richieste.

Sulla posta elettronica, invece, il progetto è in fieri. Il futuro servizio Qwant Mail sarà basato su Open X-Change ma offrirà garanzie di sicurezza e privacy. “Al pari di Gmail, potremo fornire funzionalità di ricerca interne alla posta elettronica, ma non condivideremo alcuna informazione tratta dai vostri documenti di testo, fogli di calcolo, calendari”, assicura Leandri. È in beta, poi, la versione italiana di Qwant Music, mentre quella francese è attiva da tempo: si tratta di un motore di ricerca per contenuti legati alla musica, che permette di reperire informazioni, discografie e classifiche, ma che date e biglietti di concerti, tracce audio e videoclip di artisti e generi. Non manca nemmeno un player musicale integrato, con tanto di equalizzatore, ed è possibile attingere i cataloghi di iTunes, Spotify e Deezer. L’analogo prodotto rivolto agli amanti dei videogiochi è Qwant Games, che aggrega notizie, immagini, recensioni, demo, possibilità di acquistare titoli, commenti social e raccomandazioni, mentre è stata annunciata da pochi giorni anche una piattaforma verticale dedicata alle discipline sportive, Qwant Sports, anch’essa contenente notizie, schede, biografie, statistiche e contenuti social.

I progetti sulla realtà aumentata riguardano applicazioni ludiche e altre verticali per la medicina (diagnostica per immagini e chirurgia di precisione), con software funzionanti sui visori Hololens di Microsoft. Si scommette poi sulle mappe, anzi sulle Qwant Maps, basate in parte sui dati di OpenStreet e che al loro debutto in ottobre saranno già complete di punti di interesse, hotel, negozi, ristoranti e segnalazioni su viabilità, mentre in un secondo momento si penserà ad aggiungervi anche la funzione di navigazione Gps per automobilisti, pedoni e ciclisti. “Tutte le informazioni sulle vostre ricerche e percorsi resteranno archiviate sui vostri telefoni”, rimarca ancora Leandri.

 

 

Altro prodotto interessante è Qwant Pay, un servizio di digital wallet che potrà essere via via arricchito grazie a collaborazioni con le banche: la prima ad aver aderito è Crédit Agricole, con una sperimentazione partita a inizio giugno in Corsica, mentre il lancio vero e proprio è programmato per l'autunno sul territorio francese. A differenziare questa proposta da quelle già esistenti e, neanche a dirlo, da Google Pay, è ancora una volta il fatto che il cloud non diventi alloggio per alcun tipo di dato. Fatto quanto mai importante, trattandosi in questo caso di carte di pagamento, account e acquisti.

Qwant, inoltre, ha scelto di rivolgersi direttamente agli istituti di credito per attivare partnership anziché ai circuiti Visa e Mastercard, e ha scelto di chiedere a chi aderisce una sorta di “abbonamento” a volume (un euro all'anno per ciascun utente) anziché le poco gradite commissioni. “Le banche vogliono essere parte della rivoluzione del mobile payment ma sono schiacciate fra il problema della privacy, da un lato, e Visa e Mastercard dall’altro”, sottolinea Renard Laurent, vice presidente di Qwant Pay. Il servizio include non soltanto la funzione di pagamento remoto per siti di e-commerce e app, ma anche il supporto alle transazioni su Pos contactless, la raccolta di carte fedeltà e promozioni, la gestione di biglietti elettronici per titoli di viaggio ed eventi. L'utente avrà accesso a tutto questo tramite applicazione mobile o Web (grazie alle estensioni Qwant per i browser), mentre i venditori potranno anche sfruttare una dashboard per controllare statistiche e cronologie.

 

Tag: privacy, google, web, internet, mobile payment, motore di ricerca, francia, Gdpr, Qwant, dati personali

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