15/05/2017 di Redazione

Processori Itanium, l'avventura di Intel e Hp giunge al termine

I modelli 9700 saranno gli ultimi di questa famiglia di Cpu, nata oltre 15 anni fa come possibile alternativa a 64-bit delle architetture Cisc e Risc. Hpe li monterà sui server Integrity i6.

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Intel manda in pensione i suoi processori Itanium, l'architettura a 64 bit creata nel 2001 a braccetto con Hewlett Packard ma rimasta confinata in alcuni ambiti del mondo server e mai capace di colonizzare i Pc. Un esperimento, un'innovazione interessante, che però alza la bandiera bianca dopo sedici anni di concorrenza con altri prodotti di Amd e della stessa Intel. La società di Santa Clara ha annunciato nei giorni scorsi che i nuovi modelli Itanium 9700, nome in codice Kittson, saranno il canto del cigno per questa linea d'offerta, che invece al momento del lancio un decennio e mezzo fa sembrava destinata a sostituire l'architettura x86 (all'epoca, solo a 32 bit) sui computer.

 

All'inizio del Millennio, Hp era alla ricerca di un'alternativa alle non più soddisfacenti architetture Cisc e Risc, un'alternativa a 64 bit, funzionante su Unix e che garantisse buone prestazioni e funzioni di correzione degli errori più avanzate. Gli Itanium dell'esordio erano però avidi di energia e a questo problema si sommò l'opera di Amd, che nel 2003 lanciò i suoi primi processori x86 a 64 bit. La stessa Intel scelse di seguire la medesima strada, presentando chip x86 con estensioni 64-bit. Ulteriori contraccolpi giunsero nel 2010 e nel 2011, quando rispettivamente Microsoft e poi Oracle interruppero la progettazione di server e di software compatibili con la piattaforma Itanium. E la scelta della società di Redwood diede il via anche a una causa legale con Hp, poi terminata nel 2016 con il riconoscimento di risarcimento da 3 miliardi di dollari.

 

Considerato il travagliato percorso, questo “esperimento architetturale” ha comunque avuto lunga vita e meriti di affidabilità, scalabilità e potenza di calcolo per applicazioni mission-critical. Ora la piattaforma Kittson rappresenta sostanzialmente un aggiornamento incrementale rispetto ai precedenti chip Poulson, ed è destinata ai server di fascia alta con sistema operativo Unix. Quali? L'unico produttore ancora attivamente coinvolto è Hpe, ovvero l'azienda (o metà dell'azienda) che aveva contribuito alla definizione di questa architettura con un progetto nato addirittura a metà degli anni Novanta. E che ora si è impegnata a portare gli ultimi chip Itanium sull'aggiornamento dei server Integrity i6, macchine destinate soprattutto a compiti di maniframe e a garantire la massima continuità, compatibili con le memorie flash 3Par di Hpe (i costi partono da 14.500 dollari).

 

 

 

Gli Itanium 9700 sono comunque coperti da retrocompatibilità: potranno essere montati sui server con a bordo la precedente gamma Poulson. Hpe, inoltre, renderà disponibili su sistemi x86 dei container Linux nei quali si potranno eseguire, in futuro, le attuali applicazioni eseguite su macchine Unix con processori Itanium. Salvando un po' capra e cavoli, gli utenti non resteranno privi di supporto mentre sia Intel sia Hpe potranno concentrarsi su linee di prodotto più promettenti, come la piattaforma Xeon.

 

 

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