18/02/2017 di Redazione

Project Loon, l'Intelligenza artificiale fa un giro in mongolfiera

Il progetto sperimentale di Alphabet, parent company di Google, fa progressi. Gli algoritmi di machine learning aiuteranno i palloni aerostatici a mantenere la posizione, assicurando connettività là dove serve, e ridurranno i costi dell'iniziativa.

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Stare con la testa fra le nuvole non è necessariamente una perdita di tempo, specie se parliamo di Google e dei suoi progetti, spesso nati come visionari e poi diventati concreti e fruttuosi. E specie se c'è di mezzo un tema tecnologico “hot” come l'intelligenza artificiale. L'idea di Project Loon, quella di portare connettività Internet nel mondo con i palloni aerostatici, inizia a diventare credibile proprio grazie al machine learning, che permetterà di inviare e posizionare questi giganti del cielo là dove davvero serve e utilizzando un minor numero di mongolfiere. L'obiettivo resta il medesimo: favorire il superamento del digital divide, problema che riguarda ancora una metà della popolazione mondiale.

Gli X Labs (cio+ la divisione ricerca e sviluppo di Alphabet) ci lavorano da tempo, fin dai primi esperimenti pilota tentati nel 2013 in Nuova Zelanda. I test effettuali da allora a oggi hanno coperto oltre 19 milioni di chilometri di tracciati aerei. Ora, il metodo di fondo resta lo stesso: portare nella stratosfera palloni che possono fungere da amplificatori per il segnale wireless, inviato dalle reti 3G ed Lte degli operatori di telecomunicazione partner del progetto. La sperimentazione ha già consentito trasmissioni a 10 Mbps su distanze anche superiori ai 100 chilometri, con oggetti che hanno saputo resistere in cielo per decine o centinaia di giorni prima di dover essere rimpiazzati.

Ciò che è cambiato è, invece, il modo in cui le mongolfiere dovranno essere collocate e spostate in cielo. Come illustrato dall'azienda in un blogpost, inizialmente si era pensato di lanciare i palloni e posizionarli in modo che formassero un anello; qualora uno di essi si sposti troppo, un altro può intervenire a occuparne la sede, in modo da non generare disservizi.

 

 

Con gli algoritmi di intelligenza artificiale si è però scoperto che è possibile fare di meglio, inviando in orbita flotte ristrette di palloni, che poi vengono forzati a compiere rotazioni a raggio ridotto e dunque a restare collocati nella propria sede. Con questo metodo si riduce drasticamente il numero di oggetti volanti necessari per fornire banda larga su un'area precisa: ne possono bastare da dieci a trenta, invece che centinaia. Il risultato degli esperimenti condotti con il supporto del machine learning (alcuni dei quali in Perù), a detta di Google ha “addirittura superato le nostre aspettative” e lascia presagire che il giorno di una “Internet alimentata dalle mongolfiere” non sia poi troppo lontano.

Servirà, certo, un ulteriore lavoro di messa a punto degli algoritmi, ma continuando in questa direzione l'intero progetto acquisterà una sostenibilità economica e dunque potrà attrarre un buon numero di carrier interessati.

 

 

 

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