24/02/2011 di Redazione

Promesse e battute: quando a parlare sono i Ceo

Le dichiarazioni dei top manager spesso fanno discutere. A volte sono insignificanti, altre ancora anticipano prodotti, tendenze, alleanze. Annotarsele può essere un utile esercizio, per capire come gira il vento nell'hi-tech

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Ci sono Ceo e Ceo. A Barcellona, in occasione dell’ultimo Mobile World Congress, se ne sono visti parecchi. Chi chiamato a presenziare alla rituale conferenza di annuncio delle novità di prodotto, chi (la maggior parte) a presenziare sul palco dei keynote di rito. Come spesso capita, purtroppo, non da tutti i più autorevoli esponenti delle aziende che rappresentano il gotha dell’industria tecnologica si sono sentite dichiarazioni di peso. Dichiarazioni che vale la pena di sottolineare.

Sul tema “cosa dicono i Chief Executive Officer” ci torneremo spesso su questo sito, perché alle loro esternazioni pubbliche è dedicata una sezione ad hoc, “IPSE DIXIT”, che conterrà in ordine sparso battute estemporanee lanciate alla platea o “quote” meticolosamente preparate a tavolino e contenute nei comunicati ufficiali.

Parole che a volte creano scompiglio, immediate reazioni della concorrenza. Un esercizio in cui sono maestri figure come Steve Jobs (Ceo di Apple) o Larry Ellison (Ceo di Oracle). Parole spesso di circostanza e pronunciate per contratto, con il rischio di essere banali e tutto il contrario di incisive. E in tal senso è inutile fare esempi perché la lista sarebbe troppo lunga. Parole che hanno il sapore della sfida, spesso lo sono quelle di Steve Ballmer (Ceo di Microsoft), o che servono per tenere buoni gli azionisti. Parole che fanno a pugni con il passato, e in questo Leo Apotheker (Ceo di Hp) ci sa molto fare, o che preludono a cambiamenti sostanziali per una grande multinazionale.

Pensiamo per esempio a quanto reso pubblico negli ultimi 15 giorni da Stephen Elop, Ceo di quella Nokia che si è trovata “costretta” a concedersi a peso d’oro a Microsoft per cercare di ritornare a dettar legge nei cellulari. Affermare che la propria azienda deve necessariamente cambiare e deve farlo in fretta è un messaggio chiaro, esplicito, indirizzato al mercato, alla comunità finanziaria, agli utenti. Scrivere ai dipendenti che la propria società è paragonabile a un uomo su una piattaforma petrolifera che brucia riempie ovviamente le pagine dei giornali e non può essere considerata un’imperdonabile leggerezza. Tanto più che a distanza di pochi giorni quel cambiamento genericamente prospettato si è (nel caso di Nokia) concretamente compiuto.

Capire e interpretare le tendenze dell’industria tecnologica ascoltando o leggendo solo le dichiarazioni dei Ceo sarebbe assolutamente riduttivo. Però può essere un esercizio curioso, anche quando fra le virgolette appare il più classico dei “no comment”.

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