14/03/2019 di Redazione

Pubblicità “cattiva”, Google blocca di meno ma è più precisa

Dopo i 3,2 miliardi di inserzioni pubblicitarie bloccate nel 2017, l’anno scorso i sistemi di controllo di Google ne hanno censurati 2,3 miliardi. Sale invece il numero dei “cattivi inserzionisti” scoperti.

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Google prosegue nella lotta ai “bad ads”, le inserzioni pubblicitarie portatrici di truffe, malware, disinformazione, abusi per l’esperienza di navigazione e altro ancora, in ogni caso inserzioni che violavano una tra le decine di policy stabilite dalla piattaforma di Mountain View. L’anno scorso, ha fatto sapere l’azienda, gli annunci bloccati da Google Ads sono stati 2,3 miliardi, molti meno di 3,2 miliardi del 2017. Il numero dei singoli annunci censurati è calato, ma in compenso è cresciuta la capacità di risalire agli autori delle pubblicità non lecite: nel corso dell’anno sono stati bloccati quasi un milione di account di inserzionisti e 734mila sviluppatori ed editori di applicazioni.

I 2,3 miliardi di annunci rimossi nel 2018 erano disseminati tra quasi 28 milioni di pagine Web e 1,5 milioni di app mobili. Google ha fatto sapere di aver raffinato e aggiornato i propri metodi di giudizio, introducendo 31 nuove policy e dunque allungando la lista nera dei comportamenti censurabili, in base alle nuove tendenze osservate. Sono stati messi al bando, per esempio, gli annunci truffaldini che promettono prestiti di denaro per le cauzioni quelli che vendono sostanze in grado di dare dipendenze.

Big G, inoltre, si è data da fare nella lotta alla disinformazione politica e più in generale alle fake news. Dopo aver introdotto una nuova policy per gli annunci politici in vista delle elezioni di medio termine, Google ha passato al vaglio circa 143mila inserzioni legate alla campagna elettorale in corso (non viene detto, però, quanti ne siano stati bloccati). Simili attività di verifica saranno condotte quest’anno in vista delle elezioni del Parlamento europeo e di quello indiano, entrambe a maggio. Sono stati, inoltre, rimossi da 22mila app e da 15mila siti Web annunci che veicolavano disinformazione, incitazione all’odio e contenuti di bassa qualità.

 

 

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