12/06/2015 di Redazione

Quinta candelina in Italia, ora Veeam punta alla scalata

L’azienda, da qualche mese sotto la guida del country manager Albert Zammar, nello Stivale conta oggi ottomila clienti e cresce a doppia cifra. Entro la fine dell’anno è atteso il rilascio della nuova Availability Suite, che permette di gestire il disaste

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Cinque anni per arrivare, partendo quasi da zero, a un tesoro fatto di ottomila clienti e di una buona notorietà del marchio nel mercato delle soluzioni per la protezione e disponibilità dei dati. Questa l’estrema sintesi della storia di Veeam nel Belpaese, dall’apertura della filiale italiana nel 2010 (era il mese di aprile) alla progressiva conquista di brand awareness e clienti (“Il 2012 è stato l’anno della svolta”, ricorda Gianluca Mazzotta, direttore presales dell’area Emea), fino alla nomina del nuovo country manager, Albert Zammar, lo scorso novembre.

Il futuro è ancora più promettente: a detta di Zammar, c’è un mercato potenziale di oltre duecentomila medie e grandi imprese, oggi ancora legate a modelli It tradizionali ma destinate a volare sulla nuvola anche per gestire una mole di dati sempre più ingombrante. Per intercettare questa utenza, Veeam ha creato un team di consulenza per medie e grandi clienti, che si occuperà di evangelizzare e fornire consulenza preparando il terreno ai partner di canale. “Il mercato da esplorare è ancora molto vasto”, sottolinea Zammar, “e lavoreremo con i nostri 1.700 partner di canale per raggiungerlo”.

 

Albert Zammar, country manager di Veeam in Italia

 

Nei soli primi tre mesi di quest’anno, nel nostro Paese l’azienda ha acquisito 600 nuovi clienti, mentre nel corso del 2014 ha ottenuto un incremento di fatturato del 46% rispetto all’anno precedente. Il gruppo dei dipendenti in field conta ora quindici persone, a cui si affiancano venti collaboratori attivi da remoto. Su scala globale il profilo di Veeam è invece quello di una realtà multinazionale che punta al miliardo di dollari di fatturato per l’anno 2018, e che oggi realizza il 45% del giro d’affari in terra europea. Il quartiere generale della società è in Svizzera ma nel suo Dna c’è anche un po’ di Russia, quella del cofondatore Ratmin Timashev, naturalizzato nordamericano.

“Quando siamo nati, nel 2006, la nostra proposizione iniziale era quella di diventare i numeri uno per il backup di macchine virtuali VMware”, racconta Timashev. “Oggi si è passati dal concetto di backup a quello di availability, che implica la disponibilità continua di tutte le applicazioni e di tutti i dati, non soltanto cioè di quelli mission-critical. Ormai anche gli uffici più piccoli devono poter operare 24 ore su 24 e sette giorni su sette”.

Se questa è l’ambizione, e se qui – a detta di Veeam – le aziende di ogni settore stanno riversando ingenti investimenti, la realtà attuale è ancora insoddisfacente. In  una ricerca commissionata dalla stessa Veeam, l’82% dei chief information officer ha dichiarato di non poter soddisfare i requisiti della availability.

 

 

Entro la fine dell’anno la Availability Suite verrà aggiornata alla versione numero nove, introducendo una serie di innovazioni. Oltre all'abbattimento dei tempi di ripristino, la principale novità è la funzione di disaster recovery basato su cloud, altrimenti detta Disaster Recovery-as-a-Service (DRaaS), che andrà ad aggiungersi al Backup-as-a-Service già reso disponibile nella suite v8. Attraverso la replica avanzata delle macchine virtuali a livello immagine, Veeam introduce sostanzialmente una tecnologia che connette in maniera sicura e continua il cliente al service provider. Con vantaggi per entrambe le parti: i primi possono evitare di predisporre e mantenere un sito di disaster recovery per la protezione offsite, mentre i secondi possono ampliare la propria offerta con un nuovo servizio.

 

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