30/05/2019 di Redazione

Red Hat continua a correre, in attesa del merge con Ibm

Rhel 8 e OpenShift 4 rafforzano un profilo ormai diventato di fornitore di infrastrutture standardizzate per il cloud. A fine giugno, dopo il parere della Ue, partirà l’integrazione con Big Blue, foriera di un alto potenziale di sviluppo e qualche incogni

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Da tempo, ormai, Red Hat ha avviato una strategia che, da semplice fornitore di un sistema operativo Linux, ha portato alla creazione di un fornitore globale di infrastrutture standardizzate per il cloud. L’evoluzione ha pagato, visto che oggi parliamo di una realtà da 3,4 miliardi di dollari, con l’88% del proprio giro d’affari ricavato dalle sottoscrizioni, ovvero l’area a margine più elevato: “Nell’ultimo anno siamo cresciuti soprattutto sul fronte delle tecnologie strategiche e dello sviluppo applicativo”, fa notare Gianni Anguilletti, regional director Italia, Francia, Iberia, Israele e Grecia della società. “Contiamo ormai su oltre 1.300 clienti in ambito OpenShift e oltre 1.000 su Ansible, mentre l’organico ha raggiunto le 13.500 unità complessive e le 170 in Italia”.

Il luminoso scenario ha portato di recente anche al cambio del logo storico, con la sparizione dell’uomo ombra a vantaggio della presenza del solo cappello rosso. Sullo sfondo, però si intravede però l’ombra della fusione con Ibm, a seguito dell’acquisizione record da 34 miliardi di dollari annunciata l’anno scorso. Il 27 giugno è atteso il pronunciamento dell’Unione Europea, dopo che le autorità americane hanno già dato il via libera senza riserve. Poi inizierà la fase di integrazione, che dovrà sfruttare il vasto potenziale creato dall’operazione, senza creare terremoti, soprattutto sul fronte delle attività commerciali, delle partnership strategiche e della gestione del canale: “Metteremo a fattor comune la nostra capacità di innovazione e vocazione open con la loro dimensione e conoscenza storica del mercato”, rassicura Anguilletti.

Gianni Anguilletti, regional director Italia, Francia, Iberia, Israele e Grecia di Red Hat

Per ora, Red Hat procede lungo la rotta delineata da tempo, che ha portato di recente a rinnovare due prodotti-chiave come il sistema operativo Rhel (Red Hat Enteprise Linux) e OpenShift, arrivati rispettivamente alle versioni 8 e 4. Il primo esce con una nuova major release a cinque anni di distanza dall’ultima. Diverse sono le novità e fra queste si segnala Insights, un tool di diagnostica per la rilevazione di vulnerabilità o problemi di prestazioni, costruito sulla base di migliaia di ticket di incidenti prodotti dai clienti negli anni e arricchito dall’analisi predittiva. Universal Base Image, invece, crea immagini di container che possono essere eseguite su qualsiasi piattaforma Kubernetes (a ribadire l’antipatia storica per Docker). Application Streams, infine, rende più flessibile e agile il lavoro degli sviluppatori che devono bilanciare l’impiego di linguaggi di programmazione o database aggiornati con la conservazione di precedenti versioni per utilizzi specifici.

OpenShift 4 rafforza l’intento di Red Hat di farne un propulsore per il cloud ibrido. Gli aggiornamenti puntano soprattutto sull’automazione e la gestione del ciclo di vita dei container, integrando funzionalità derivate dall’acquisizione di CoreOs e concentrate sugli operatori Kubernetes.

Alle novità di prodotto, si aggiunge poi il rafforzamento della partnership con Microsoft, che porta alla disponibilità generale di Azure Red Hat OpenShift: “Si tratta della prima volta che ci presentiamo in modo congiunto nel cloud pubblico”, sottolinea Edoardo Schepis, presales manager Red Hat Italia. “La possibilità di spostare applicazioni containerizzate in ambienti ibridi diventa così più facile”.

Se in termini di organizzazione, si è accentuata la spinta alle verticalizzazioni (Telco, finance, Pa, industria) e alla segmentazione per dimensioni aziendali, soprattutto per portare competenze open source specifiche alle varie tipologie di interlocutori, si sono diversificate anche le esperienze con i clienti. In Italia, si spazia da realtà come Bper, Inail e Istat, impegnate nel rinnovamento infrastrutturale, a Nexi e CoopService, dove l’It è diventata elemento fondante per il business, per arrivare a Poste Italiane, Snam e Tim, a vario titolo concentrate sulla rapidità degli sviluppi.

 

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