10/03/2011 di Redazione

Rifiuti elettronici italiani sotto indagine, arriva la UE

Come ha confermato Greenpeace in Italia la raccolta dei rifiuti elettronici non funziona. Negozianti e grande distribuzione spesso non sono in regola. La Commissione Europea ha deciso di avviare le indagini.

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La Commissione Europa ha deciso di attivarsi per indagare sulla fallimentare gestione dei rifiuti elettronici in Italia. Il caso è esploso con l'indagine di Greenpeace (Negozi italiani fuorilegge sullo smaltimento hi-tech) che ha dimostrato come venga disatteso dai negozianti e dalla grande distribuzione l'obbligo di ritiro gratuito dei prodotti usati a fronte di nuovi acquisti.

Rifiuti elettronici

"Secondo il decreto uno contro uno il rivenditore hi-tech ha l'obbligo di ritirare gratuitamente il prodotto usato a fronte di un nuovo acquisto. I risultati dell'indagine di Greenpeace dimostrano invece il mancato rispetto della legge per circa la metà dei negozi intervistati. Nel 63 per cento dei casi, inoltre, non veniva neanche fornita la giusta informazione ai clienti sul ritiro gratuito, nonostante il decreto fosse entrato in vigore da sei mesi", si legge nel comunicato Greenpeace.

"L'inchiesta, che è stata realizzata in 107 negozi di elettronica di 31 città italiane, ha coinvolto cinque rivenditori, Eldo, Euronics, Mediaworld, Trony e Unieuro. Nel frattempo alcuni di essi, dopo aver preso visione dei nostri risultati, hanno avviato le opportune verifiche interne. Online si può consultare la classifica aggiornata che vede Unieuro al secondo posto rispetto al penultimo, occupato  lo scorso dicembre".
L'interrogazione presentata dall'eurodeputato Sonia Alfano alla Commissione europea, coadiuvata dai dati Greenpeace, ha convinto le istituzioni UE a muoversi. "La Commissione chiederà alle autorità competenti di fornire maggiori informazioni in merito", ha dichiarato il Commissario per l'Ambiente Janez Potocnik.

"Ancora una volta, su una materia scottante come la gestione dei rifiuti dobbiamo arrivare all'Unione europea, per ottenere risposte", ha commentato Vittoria Polidori responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. "È sconcertante il silenzio tombale del ministero dell'Ambiente italiano che non si espone, nonostante venga sistematicamente messo a conoscenza dei risultati delle nostre indagini".

"Ci chiediamo cosa stia aspettando il ministero dell'Ambiente a mettere l'Italia al passo con la Direttiva sui rifiuti elettronici del 2002. La fase di raccolta di questi pericolosi scarti è determinante non solo per tutelare ambiente e salute ma anche per ottimizzare il sistema, incrementare l'occupazione e garantire il recupero, o il corretto smaltimento, di tutti i rifiuti hi-tech".

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