24/09/2015 di Redazione

Rivoluzione digitale secondo Canon: la tecnologia da sola non basta

L’esplosione dei dati, la multicanalità, i social media e la digitalizzazione dei documenti sono alcuni esempi di trasformazioni che investono tutti i settori dell’industria e tutti i ruoli aziendali. Richiedendo, spesso, lo sviluppo di nuove competenze.

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Cambiare l’azienda, stando al passo con la trasformazione digitale, non è più soltanto una questione tecnologica. La cosiddetta “digital transformation”, oggi un concetto molto citato da ricerche e vendor dell’Ict, è un processo che investe tutti i settori dell’industria e molte divisioni e funzioni aziendali. E non si risolve nell’adozione di nuove tecnologie hardware o software, ma richiede lo sviluppo di nuove competenze e professionalità. È, insomma, un vero e proprio fenomeno “disruptive” (per citare un altro termine molto in voga) che costringe aziende anche affermate a ripensare i propri modelli di business, pena il rischio di vedersi insidiati da vecchi o nuovi concorrenti. Ne abbiamo discusso con Giuseppe D’Amelio, Director Information Management Solutions & Services di Canon Italia.

 

 

 

Quali sono le aree e le figure aziendali oggi più toccate dalla “digital transformation” e quindi  dalla necessità di sviluppare nuove competenze e professionalità?
L’area più ovvia è quella dell’Information Technology, la quale deve fornire le piattaforme che devono supportare la trasformazione digitale e abilitare nuovi modi di fare business. Altri due ambiti molto coinvolti sono, poi, il marketing e le risorse umane. Nel primo, oggi si sta facendo strada la figura del digital marketing manager, un professionista che deve conoscere il mondo digitale e che, tra i compiti, si deve occupare anche di ottimizzare le relazioni con i clienti su vari canali, inclusi i social network e il mobile. Per esempio, una delle attività che gli competono è la gestione dei cosiddetti “influencer” sui social media, sia a fronte di eventi pianificati come campagne di marketing che mirano a creare un community virtuale attorno al lancio di prodotti e servizi, sia di eventi imprevisti, come disservizi con visibilità pubblica. Bisogna valorizzare la viralità quando è positiva, per esempio per promuovere un argomento, e contenerla quando è negativa.

Nell’area delle risorse umane, invece, la sfida importante da affrontare per rispondere alle trasformazioni digitali riguarda le nuove competenze, da sviluppare all’interno dell’azienda o da reperire in outsourcing o ancora con un approccio misto. Un’altra sfida è quella di far convivere all’interno della medesima azienda più generazioni con culture digitali sempre più differenti, dai giovani Millennial ai Baby boomer che, complice l’allungamento dell’età lavorativa, oggi sono ancora in attività. Basti pensare, a titolo di esempio, alla difficoltà di uniformare le modalità di utilizzo di una chat o di un social network interni fra utenti di generazioni lontane.

Un’altra professione coinvolta dalla trasformazione digitale è quella del data scientist, un profilo caratterizzato da figure tecniche e funzionali con forti competenze statistiche e di Big Data analysis. Questi professionisti sono capaci di utilizzare, configurare e personalizzare le piattaforme tecnologiche disponibili sul mercato, per analizzare le informazioni interne ed esterne all’azienda, strutturate e non strutturate, e per proporre azioni al management in funzione, ad esempio, dei comportamenti di acquisto e dei bisogni dei clienti. Per le aziende è ancora difficile individuare singole persone in grado di incarnare questo ruolo, mentre è più facile comporre un team che copra diverse competenze, da quelle tecniche necessarie per la raccolta e gestione dei dati, a quelle statistiche e di interpretazione dei dati in rapporto agli obiettivi di business. Gruppi di lavoro di questo tipo possono formarsi all’interno della divisione marketing oppure essere team esterni, che lavorano a riporto della Direzione Generale per fornire supporto nell’analisi dei dati anche di Operations.

 

Su quali tipi di conoscenze e abilità, a vostro parere, è necessario investire?
Le capacità richieste sono in certi casi ancora ambigue, non pienamente codificate e difficili da reperire internamente. Assumere risorse giovani, uscite da un percorso già presente sul mercato e da master specializzati, è un modo per portare competenze inedite, freschezza e nuove vision all’interno dell’azienda. Tre competenze, in particolare, sono importanti. Una è la capacità di interagire con i social media e di essere sintonizzati con il modo di pensare dei Millennial. In quest’ambito i fenomeni sociologici si incrociano con il tema della sicurezza, perché l’abitudine alla condivisione delle informazioni può esporre al mondo esterno anche quelle riservate delle aziende.

La seconda competenza su cui investire è la capacità di analizzare i dati, che in misura sempre più grande vengono prodotti e si riversano sulle aziende. I leader del futuro devono essere capaci di studiare i dati nel modo giusto, perché le aziende diventeranno sempre più complesse. La terza risorsa strategica è la conoscenza delle tecnologie. Oggi non capita di rado di trovare, all’interno dei team di marketing, professionisti in grado di programmare, dall’Html e il Css al JavaScript e al Ruby, o di utilizzare altri strumenti tecnici utili per lavorare direttamente sui materiali di marketing.

 

Esiste un approccio prevalente alla questione delle competenze?
No, in questo momento non c’è un approccio consolidato, perché gli stessi nuovi profili richiesti in azienda non sono ancora ben definiti. Ma certamente esistono attività che è utile portare avanti. Per esempio corsi di formazione, in aula o da remoto (anche per andare incontro allo smart working), attività di comunicazione e sensibilizzazione su temi come le Intranet o utilizzo del Byod. Una strategia è poi quella di assumere profili già formati su specifici temi della trasformazione digitale.

 

 

Quali settori o tipologie di aziende sono più avanti nel percorso di digital transformation?
Il settore dei servizi è il più evoluto, insieme a quello – ovvio – dell’Ict. A seguire, l’ambito della consulenza, dei media e delle telecomunicazioni, perché si tratta di aziende “It-intensive”. Altri settori industriali stanno affrontando adesso la trasformazione digitale, come il retail con la dematerializzazione dello scontrino e il ricorso al mobile come modalità di interazione in tempo reale con il cliente e come strumento di pagamento. I retailer oggi stanno ripensando completamente i loro processi in chiave digitale. Ma anche la piccola impresa, come un piccolo stampatore professionista, ha affrontato progetti di Web2Print per raggiungere nuovi clienti e per fare ottimizzazione dei propri processi produttivi.

 

Quali tecnologie e servizi propone Canon per accelerare la trasformazione dei modelli di business?
Canon sta facendo investimenti su tre ambiti: l’aggiornamento tecnologico delle sue piattaforme hardware e software, l’ottimizzazione dei processi per ottenere maggiore efficienza e flessibilità, e infine l’outsourcing e i servizi ai clienti. Sul primo aspetto, oggi possiamo vantare software come Iris, Therefore ed NT-Ware, che coprono tutto il ciclo di vita del documento, dalla sua creazione, all’acquisizione, alla gestione e all’output. I punti di forza di questi software sono la flessibilità e l’integrazione con i sistemi Erp e applicazioni dei clienti.

Per l’ottimizzazione dei processi proponiamo soluzioni come HR Case Manager. Basata su piattaforma Therefore, essa permette di gestire in forma digitale i documenti e le informazioni contenuti in forma cartacea nel fascicolo del personale ed inerenti il ciclo di vita dei dipendenti in azienda, uniformando la molteplicità di formati che spesso esistono. Permette, inoltre, di implementare dei workflow accessibili sia via Web sia via mobile, da qualsiasi dispositivo e in modo rapido.

Abbiamo anche sviluppato un caso d’uso di Therefore su processo orizzontale che implementa workflow e modalità di accesso tipiche di una funzione HR. Rispetto alle piattaforme standard di mercato, questa è particolarmente facile da personalizzare e leggera. E non è l’unico vantaggio: le piccole aziende possono acquisirla con il caso d’uso delle HR o per la gestione di fatture attive/passive, e poi sfruttarla in altri ambiti. In generale le aziende più grandi ci chiedono soluzioni verticali, mentre quelle piccole acquistano Therefore per utilizzarlo in modi diversi e per digitalizzare i propri processi di backoffice.

 

 

Per quanto riguarda i servizi, quest’anno Canon Italia ha acquisito Integra Document Management (IDM), società italiana specializzata in servizi di document e business process outsourcing.

Infine, Canon è presente anche sul fronte degli analytics, dove pur non avendo ancora una piattaforma a esso dedicata sta introducendo specifici moduli all’interno delle soluzioni software già esistenti. Per esempio, la nuova versione della piattaforma documentale Therefore ha introdotto un modulo di analytics che permette di definire e monitorare Kpi e metriche di business legate ai processi di gestione della documentazione e delle informazioni supportati dalla piattaforma.

 

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