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Russia verso il test che “stacca la spina” al Web, Google censura

Le autorità del Cremlino e alcuni Internet provider metteranno l’intero Paese “offline” per un esperimento che testerà il funzionamento della Runet. Intanto il motore di ricerca di Big G ha cominciato ad assecondare le richieste della censura governativa, oscurando anche Telegram e LinkedIn.

Pubblicato il 11 febbraio 2019 da Redazione

Spegnere Internet per un po’, il tempo di condurre un esperimento che permetterà alla Russia di difendersi meglio da eventuali cyberattacchi e di testare la resilienza della cosiddetta Runet (la rete in lingua russa). Le autorità del Cremlino stanno discutendo con gli Internet provider per mettere a punto, con le ultime modifiche, una legge approvata dal parlamento lo scorso dicembre, al termine di un anno ancora denso di polemiche sul Russiagate, sulle presunte manipolazioni delle elezioni statunitense del 2016, sulla presenza di troll propagatori di fake news su Facebook e Twitter. Lo hanno riferito le principali agenzie di stampa del Paese.

Dipinta dal resto del mondo come una minaccia alla privacy e alla sicurezza delle informazioni, la Russia si sente anche un possibile bersaglio di cyberattacchi da governi nemici e per questo con la legge battezzata “Programma di Economia Digitale Nazionale” si sta cercando di testare l’indipendenza della Runet dal resto del World Wide Web: dovrebbe, cioè, poter continuare a funzionare anche in assenza di connessioni con i siti stranieri e con i servizi degli Internet provider esteri. Affinché questo sia possibile, le compagnie di telecomunicazione russe dovranno fornire mezzi tecnici con cui reindirizzare il traffico locale su punti di interscambio precedentemente approvati dal Roskomnazor, l’ente della Federazione Russa (letteralmente, “Servizio federale per la supervisione nella sfera della connessione e comunicazione di massa”) che controlla le comunicazioni e anche la censura.

Ma quando si procederà con il test? A detta delle agenzie di stampa, non c’è ancora una data ufficiale ma probabilmente sarà realizzato entro il mese di marzo, dato che il termine ultimo per presentare emendamenti alla legge è l’1 aprile. L’esperimento però si farà, essendo già stato approvato a fine gennaio dall’Information Security Working Group, gruppo (presieduto da Natalya Kaspersky) che include operatori di telecomunicazione come MegaFon, Beeline, Mts e RosTelecom.

Intanto, a detta del quotidiano Vedomosti, in Russia la libertà di informazione e il pluralismo hanno subìto un nuovo colpo: Google ha cominciato a oscurare circa il 70% delle pagine Web sgradite al Roskomnazor. La messa all’indice di questi contenuti risale al 2017, ma finora il motore di ricerca di Big G aveva continuato a fare il proprio dovere come nel resto del mondo, ricavandone una multa. L’importo era decisamente piccolo per la multinazionale di Mountain View: meno di 8.000 euro. A fine 2018 però le sanzioni previste sono state inasprite, potendo adesso raggiungere l’1% del giro d’affari dell’azienda colta a violare i limiti della censura. Tra i siti ora oscurati da Google ci sono non solo pagine di contenuto ideologico ma anche piattaforme come Linkedin e Telegram.

 

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