24/05/2018 di Redazione

San Marino è pronto a far scattare la rivoluzione 5G

Un progetto congiunto di Tim, Inwit, Olivetti, Qualcomm e Nokia ha permesso alla piccola Repubblica di accendere le prime reti di quinta generazione in anticipo sulla roadmap europea. Il Paese sul Titano si appresta a diventare una vera e propria smart ci

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Un “laboratorio” a cielo aperto di circa sessanta chilometri quadrati, pari a un terzo di Milano, dove testare le reti mobili di quinta generazione. È la Repubblica di San Marino, che si appresta a diventare il Paese leader nella sperimentazione sul 5G grazie al lancio delle prime applicazioni basate sulle nuove tecnologie di telecomunicazione. Un progetto già annunciato lo scorso anno da Tim e dal Governo della piccola Repubblica, che entra però oggi nella fase operativa con la definizione del piano di adeguamento della rete mobile e con l’avvio dei primi servizi di nuova generazione. L’iniziativa, pur riguardando una piccola nazione, è ambiziosa, perché prevede il coinvolgimento diretto dell’amministrazione di San Marino e di diversi partner tecnologici (Qualcomm, Nokia, Inwit e Olivetti) per rendere lo Stato abbarbicato sul monte Titano una vera e propria smart city. Nei prossimi mesi verrà infatti creato un ecosistema che metterà in contatto la Pubblica Amministrazione locale, l’università, i centri di ricerca, le aziende e altre agenzie governative per migliorare il livello dei servizi offerti a cittadini e turisti.

Si parla quindi di parcheggi intelligenti, monitoraggio della qualità di acqua e aria, smart agriculture, oltre a nuovi sistemi di videosorveglianza per garantire la pubblica sicurezza. Senza dimenticare ovviamente il comparto manifatturiero, che pesa per circa un terzo sul Pil della Repubblica, in un’ottica di applicazione dei principi dell’Industry 4.0.

“Entro la fine dell’estate”, commenta Cesare Pisani, amministratore delegato di Tim San Marino, “verranno adeguati i primi siti mobili alla nuova interfaccia radio 5G, contestualmente alla progressiva introduzione delle small cell: antenne di piccole dimensioni e a bassa potenza che, collegate in fibra ottica e dislocate in varie aree del Paese, assicureranno il raggiungimento di prestazioni elevatissime. Con il minimo impatto ambientale”.

 

Le tappe del progetto 5G

Dopo l’installazione del primo sito sul Titano prevista per agosto 2018, si arriverà a ottobre con l’introduzione di altri due-tre siti macro aggiuntivi per facilitare l’avvio delle sperimentazioni smart city e di turismo digitale. Entro la fine dell’anno verrà completata la prima fase del progetto, con sette siti macro sul campo. Il secondo step rappresenterà un’estensione del precedente, con il deployment delle antenne micro 5G a 26 GHz in diversi momenti del 2019: gli obiettivi saranno soprattutto due, vale a dire la valutazione dei benefici per Pa e territorio, oltre che per i cittadini.

La rete che Tim ha intenzione di realizzare, in uno Stato che fino a un anno fa non era nemmeno dotato del 4G (uno dei pochi casi al mondo), è un modello aperto allo sviluppo di servizi e applicazioni terze, suddivisa in slice per soddisfare i diversi requisiti degli scenari d’uso, con antenne adattative e micro celle per garantire una copertura ottimale.

 

Lo smart bus per il rilevamento dell'inquinamento atmosferico

 

“Il tutto appoggiato all’Lte, ancora fondamentale per lo sviluppo del 5G”, spiega Giovanni Ferigo, amministratore delegato di Inwit, società del gruppo Tim che gestisce 11mila torri e circa duemila small cell per conto dell’ex monopolista. “Procederemo analizzando i singoli casi d’uso, perché il 5G avrà una diffusione molto diversa rispetto a quella massiva tipica delle generazioni precedenti”.

 

I principali use case e le sperimentazioni in corso

Ad oggi, aggiunge ancora Ferigo, i principali casi d’uso sono quelli indoor, che favoriscono ad esempio l’automazione industriale e il collegamento senza fili (al posto della fibra) dei robot utilizzati negli impianti. “Dobbiamo trovare il modo migliore per rendere le applicazioni utili per P.A e cittadini, perché il 5G non è stato progettato esplicitamente per gli esseri umani, ma per collegare oggetti e creare servizi che miglioreranno indirettamente la vita delle persone”.

Si creerà quindi uno “strato” connesso sottostante che abiliterà, fra le altre cose, soluzioni di realtà virtuale per il turismo e per il lancio di piattaforme di e-health e di collaboration; sistemi di videosorveglianza per grandi eventi, capaci di elaborare dati provenienti da fonti diverse (camere Ip, droni, smartphone) e di applicare algoritmi di intelligenza artificiale per individuare più velocemente le criticità; tecnologie per monitorare l’inquinamento sfruttando ad esempio gli autobus come sensori e orti urbani intelligenti che favoriranno la diffusione della sharing economy.

Dando la spinta però anche all’economia tradizionale. Secondo stime della società di consulenza Arthur D. Little, nel 2026 in Italia le reti di quinta generazione porteranno a un fatturato addizionale di 14,7 miliardi di dollari su dieci mercati verticali: il 50 per cento sarà generato da piattaforme, il 30 per cento dalle infrastrutture e la parte restante da applicazioni e servizi. I tre settori più coinvolti saranno il manifatturiero (2,7 miliardi), le utility (2,4) e la sicurezza pubblica (1,8).

 

Qualcomm: “Partiamo dal 4G per connettere cose e persone”

Dall’Internet delle cose agli specifici casi d’uso consumer, l’obiettivo delle reti di quinta generazione sarà quello di creare uno strato di connettività pervasivo, che sappia beneficiare dei sistemi esistenti e applicare on top nuove tecnologie. Qualcomm si trova al centro di questo percorso, in quanto fornitore di un ampio ventaglio di soluzioni. “Seguiamo tutti e tre i principali filoni: l’enhance mobile broadband, l’IoT e le applicazioni critiche”, spiega a IctBusiness.it Enrico Salvatori, presidente di Qualcomm per la regione Emea. “Il nostro ruolo come partner industriale di operatori e Oem è quello di lavorare sulle tecnologie giuste per favorire le precondizioni necessarie per l’erogazione del servizio”.

E, quando si parla di tecnologie, Qualcomm risponde con una serie di soluzioni di connettività al passo con i tempi. L’ultimo arrivato è il modem Snapdragon X50, che garantisce piena interoperabilità con il 4G Lte e trasmissioni dati fino a 4,51 Gbps. Il chip verrà integrato a partire dal 2019 negli smartphone top di gamma di vari produttori, tra cui Asus, Lg, Oppo, Vivo, Xiaomi e Zte.

 

La demo live del modem 5G Snapdragon X50

 

“Anche nel caso del 5G adotteremo il nostro classico approccio”, conclude Salvatori. “Dalla ‘piattaforma madre’ X50 deriveremo poi una serie di altre soluzioni per settori specifici, come l’IoT massivo, continuando a testare sul campo bande di frequenze fondamentali per le reti di nuova generazione”. Il riferimento è alle mmWave, che operano sopra i 26 GHz, per cui Qualcomm ha quasi approntato il primo reference design di smartphone: un prototipo di dispositivo mostrato per la prima volta pubblicamente a San Marino, che verrà poi consegnato agli Oem per lo sviluppo dei cellulari di prossima generazione.

 

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