20/05/2016 di Redazione

SandBlast cloud libera la posta dal rischio di infezioni

Check Point ha esteso la sua offerta con una nuova soluzione cloud, mirata a proteggere le email dei client di Office 365. Grazie a una tecnologia di analisi brevettata e alla threat extraction, può intercettare le minacce prima che raggiungano le caselle

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Anche il cloud, e in particolare la posta elettronica appoggiata sulla nuvola, può stare al sicuro dagli attacchi cosiddetti “zero-day”, quelli sferrati da minacce ancora sconosciute. Check Point Software Technologies ha, infatti, annunciato un’estensione della sua tecnologia SandBlast, andando a coprire anche le email dei clienti di Office 365.

Lanciata lo scorso settembre, SandBlast è una tecnologia disponibile sia in forma di appliance fisica, da installare nella rete del cliente, sia come servizio cloud, in entrambi casi con la promessa di una protezione estesa anche alle minacce sconosciute (quelle degli attacchi). L’estensione d’offerta annunciata oggi sarà effettiva soltanto nei mesi estivi, con il lancio di SandBlast Cloud: una soluzione che, assicura Check Point, proteggerà le aziende e i professionisti dagli attacchi più sofisticati, quali Apt e ransomware.

Gestibile come soluzione cloud, si integra con Office 365 per eseguire un’attività essenziale: analizza i contenuti di email e allegati prima che raggiungano l’inbox dell’utente. Grazie a funzionalità di Threat Extraction, la soluzione è in grado di prevenire l’infezione prima che si propaghi, mentre una tecnologia brevettata di analisi a livello della Cpu assicura (a detta di Check Point) “il più alto tasso di rilevamento malware del settore”. Un’altra capacità è quella di trasmettere, in pochi secondi, versioni sicure e ricostruite dei file nei formati di documento più usati, come .doc, .xls, .ppt e .pdf.

In questo modo si evita il rischio, ancora molto diffuso, di scaricare un allegato contenente malware. Secondo un recente studio di Verizon ("Data Breach Investigations Report 2016"), è questo ancora il metodo più popolare per recapitare contenuti malevoli. E non solo: spesso l’attacco va a buon fine, considerando che gli utenti, in media, cliccano sul 12% degli allegati infetti ricevuti.

 

 

 

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