11/11/2011 di Redazione

Semaforo verde per il mobile payment in Italia. E ora il boom?

Acquistare via smartphone beni e servizi digitali è ora ufficialmente possibile: lo ha stabilito la Banca d'Italia. Se si vende un bene fisico, questo il requisito principale, l’operatore telefonico deve rispettare le regole delle banche. Gli utenti, sepp

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In attesa del debutto sul mercato italiano dei telefonini attrezzati con la tecnologia Nfc (Near field communication) per i micropagamenti di prossimità presso gli esercizi abilitati, la Banca d’Italia ha chiarito di recente le regole dei pagamenti in mobilità.

L’Istituto di via Nazionale ha stabilito infatti che il telefonino può essere utilizzato come una carta di credito solo per gli acquisti di materiale digitale. Canzoni, film, suonerie e notizie possono quindi usufruire dei pagamenti tramite smartphone (o tablet), mentre nel caso delle operazioni che interessano beni o servizi fisici come il biglietto dell’autobus, l’operazione è possibile se l’operatore telefonico diventa anche un operatore di pagamento riconosciuto da Banca d’Italia. In questo modo, però, l’operatore deve rispettare obblighi e vincoli e presidi di sicurezza di un operatore bancario.

  
Il decreto attuativo stabilisce anche “l’operatore di telecomunicazione, digitale o informatico non agisca quale mero intermediario del pagamento tra l’utilizzatore e il fornitore di beni e servizi ma apporti a questi ultimi un valore aggiunto (es. funzioni di accesso, ricerca o distribuzione) in assenza del quale non sarebbe possibile usufruire del bene con le medesime modalità; la consegna o l’utilizzo dei beni e servizi in questione siano effettuati tramite il dispositivo di telecomunicazione, digitale o informatico gestito dall’operatore”.

Secondo la Banca d’Italia “il bene o il servizio è qualificato come digitale se esso non è in alcun modo utilizzabile per l’ottenimento di beni o servizi nel mondo fisico: a titolo esemplificativo, non rientra nella fattispecie in esame un titolo di legittimazione elettronico abilitativo all’ottenimento di diversi beni o servizi (es. di trasporto)”.

Ovviamente soddisfatti i responsabili di Movincom, il consorzio formato da 750 esercenti che utilizzano Beemov, un sistema che permette di comprare via cellulare. Così come lo sono Tim, Vodafone, Wind, 3 Italia, PosteMobile e Fastweb, gli operatori mobili che hanno annunciato il lancio di una piattaforma unica attraverso la quale pagare contenuti e servizi digitali tramite credito telefonico. C’è però un rovescio della medaglia: l’obbligo di trasformarsi in un operatore bancario potrebbe ostacolare lo sviluppo del settore, che comunque pare avere buona accoglienza presso i consumatori.  

La ricerca: lo smartphone quale borsellino elettronico piace al 42% degli utenti
Secondo un’indagine di Tns e Vrl presentata in occasione del recente Prepaid Summit: Europe 2011 tenutosi a Milano, il 42% di un campione di 600 utilizzatori italiani di telefoni cellulari ha dichiarato infatti che si servirà di un servizio di pagamento mobile al posto del contante.

Il 90% degli intervistati conosce il mobile payment e il 41% l’ha utilizzato negli ultimi sei mesi attraverso Sms (nel 19% dei casi) o sito Internet dedicato (nel 20%); nessuno, invece, ha utilizzato sistemi di transazione mobile di prossimità, ma c’è un 20% del campione che dichiara di esserne a conoscenza.


Gli intervistati hanno confermato inoltre di aver acquistato mediamente più di tre prodotti/servizi negli ultimi sei mesi, pagandoli via mobile. Fra questi, le ricariche per cellulare (25%), biglietti per trasporti-treni/voli (15%) download di giochi (12%), suonerie, musica, video, parcheggi, bollette di utenze biglietti per eventi/concerti (10%), informazione (8%).

Le transazioni sono state addebitate fondamentalmente su carta prepagata (38%), dato che conferma qualche dubbio sulla percezione di sicurezza di tale operazioni. Poi ci sono il conto corrente o la carta di credito (31%) e la bolletta del provider telco (25%).

Per il futuro, gli intervistati prefigurano ottime opportunità di sviluppo del fenomeno: il 13% dichiara infatti che lo utilizzerebbe per qualunque acquisto e il 71% per “qualcosa” (parcheggio, autostrada, benzina, biglietti vari, multe/bollette, negozi, taxi, hotel/ristoranti, perfino servizi). Solo un 16% sembra non essere interessato all’utilizzo.

Gli operatori che il consumatore si immagina di vedere coinvolti in quest’area sono fondamentalmente i circuiti di carte (54%), le banche (44%), ma anche Poste Italiane (43%) e i telco provider (38%). Per quanto riguarda attitudini e comportamenti, invece, l’indagine di Tns, ha evidenziato tre grandi gruppi: early adopters (41%), followers (47%) e rejectors (12%).


Gli early adopters – lo ha sottolineato Stefano Carlin, Direttore del Business di Tns Italia – “sono un grosso gruppo, costituito da coloro che hanno già pagato via mobile. Si caratterizza in due cluster simili, gli entusiasti e gli insicuri. I primi, soprattutto 35-44enni, hanno già fatto acquisti via mobile e il 70% di loro ha attivato 4-5 transazioni negli ultimi sei mesi. Always-on, rappresentano la categoria dei “future shapers” e sono fan del mobile banking in ogni sua forma, non possono vivere senza internet ed addebitano prevalentemente le spese sulla loro carta di credito”.

I secondi, invece, sono caratterizzati da un senso di insicurezza che pervade comunque i loro comportanti, attuali e futuri. Sono prevalentemente uomini e vivono al Sud, hanno già utilizzato il mobile payment, fondamentalmente per micro-pagamenti e il 48% ha effettuato quattro transazioni negli ultimi sei mesi.

“Hanno ancora dubbi sulla sicurezza – ha precisato Carlin - ma una volta rassicurati, potrebbero utilizzare ampiamente la nuova modalità. Utilizzano internet per la loro vita sociale, per restare connessi sempre e dovunque e le loro insicurezze sono confermate dall’addebito del pagamento su parte prepagate”.


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