11/03/2020 di Redazione

Smart working e ricerche Web anti-coronavirus per Google

L’azienda di Mountain View ha scelto di far lavorare da casa anche i propri dipendenti statunitensi e canadesi, oltre a quelli europei. L’azienda sottolinea il contributo alla corretta informazione portato avanti con il motore di ricerca e con YouTube.

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Mentre i contagi da coronavirus in Italia e in Europa assumono proporzioni sempre più preoccupanti, tra i 24 casi diagnosticati in Irlanda c’è anche un dipendente di Apple , impiegato nella sede di Cork. Episodi come questi ormai non si contano, né il mondo della tecnologia è alieno dal rischio di dover mettere in quarantena una parte della propria forza lavoro o, se non altro, costringerla a non presentarsi in ufficio o in fabbrica. 

 

Così ha scelto di fare Google, chiedendo ai propri dipendenti europei di lavorare da casa, e ora estendendo tale richiesta anche ai collaboratori statunitensi e canadesi. Per lo loro, lo smart working dovrà durare non meno di un mese. D’altra parte anche Apple, Amazon, Cisco, Facebook, Ibm, Microsoft, Twitter e altre società tecnologiche hanno adottato la medesima linea.

 

Ma per Google lo smart working non è l’unico strumento “anti-coronavirus” messo in campo. “Abbiamo allestito un team di risposta agli incidenti attivo 24 ore al giorno per essere sempre sincronizzati con l'Organizzazione Mondiale della Sanità”, ha spiegato Sundar Pitchai, amministratore delegato dell’azienda e del gruppo Alphabet, “e i dirigenti di Google si riuniscono quotidianamente per prendere decisioni critiche sui nostri uffici in giro per il mondo”.

 

L’impegno di Google Search

Restare “sincronizzati con l’Oms” significa anche assicurarsi di promuovere informazioni corrette a proposito del coronavirus, delle misure di prevenzione, dell’evolversi dei contagi, insomma di tutti gli argomenti che in queste settimane affollano le query di Google Search. La settimana scorsa, per fare un esempio, le ricerche relative a "coronavirus cleaning advice” sono cresciute del 1.700% negli Stati Uniti, un Paese che solo recentemente ha iniziato a sperimentare in prima persona disagi e paure connessi all’epidemia. Per veicolare al meglio informazioni sui sintomi del covid-19, Google è al lavoro per includere questa patologia nei Knowledge Panels (i box riassuntivi su un argomento, che compaiono in seguito a determinate ricerche sul motore) dedicati alla salute.

 

 

 

Lotta alle fake news e allo sciacallaggio
Anche YouTube sta facendo la sua parte. La homepage della piattaforma verrà sfruttata per indirizzare gli utenti verso persone od organizzazioni della loro zona geografica autorevoli sul tema del coronavirus. Google, inoltre, ha annunciato di voler devolvere una parte dei ricavi pubblicitari di YouTube a enti statali e organizzazioni no-profit che possano usarli per promuovere la corretta informazione sulla malattia. 

 

Non si trascura, poi, la lotta alle fake news: i video contenenti bufale, teorie cospirazioniste, allarmismi e sensazionalisti saranno “rapidamente rimossi” da YouTube. Similmente, sulla piattaforma pubblicitaria Google Ads saranno bloccate tutte le inserzioni in cui si tenti di monetizzare la paura del coronavirus: decine di migliaia di annunci di questo tipo sono già stati cancellati nell’ultimo mese e mezzo.

 

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