27/09/2014 di Redazione

Social media come motore di vendita, un promessa mancata?

L’ultimo report di Capgemini, realizzato su 18mila consumatori di 18 Paesi, segna un passo indietro nell’immagine dei social come mezzo in grado di influenzare il processo d’acquisto. Il negozio fisico è ancora importante, mentre parallelamente cresce l’i

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I negozi virtuali non sostituiranno del tutto quelli fisici, né i social network arriveranno a rendere inutile il ruolo dei commessi, dei cartelloni pubblicitari o del passaparola fra conoscenti. Fra i tanti dati interessanti emersi dall’ultimo report di Capgemini in tema di shopping multicanale, a stupire di più c’è proprio la “promessa mancata” delle piattaforme social come mezzo in grado di influenzare il processo d’acquisto. Mancata, almeno in parte, forse a causa di un eccessivo carico di aspettative riversate sui canali 2.0 dagli uomini del marketing, dalle aziende e dalle tante ricerche di mercato fatte in anni recenti.

Solo rispetto a un analogo report compilato due anni fa, infatti, Facebook, Twitter & Co. risultano oggi ridimensionati nel loro ruolo di “influencer”. Dei 18mila intervistati di quest’anno (un campione rappresentativo della popolazione nazionale maggiorenne in 18 stati), il 3,35% considera l’esperienza di interazione con i social come determinante, in grado di modificare il proprio processo d’acquisto, e il dato è il leggero calo rispetto al 3,39% raccolto due anni fa. La maggior parte delle persone, il 71%, non ha smesso di sentirsi infastidita dal possibile utilizzo dei loro dati tratti dai social da parte delle aziende.

Queste percentuali bastano per far dire a Capgemini, nel suo report, che i social media hanno diminuito il loro peso nel “percorso di shopping” degli utenti, un percorso che attraversa le tappe della ricerca di informazioni, della scelta del prodotto/servizio, del pagamento, della consegna e delle operazioni post-vendita.

Lungi dal negare l’importanza delle piattaforme 2.0, Capgemini suggerisce semplicemente come su questi canali di comunicazione si sia, probabilmente, riversata un’eccessiva aspettativa che ora si sta un po’ sgonfiando. Anche perché – ed è questo il secondo dato interessante emerso dal report – parallelamente sta crescendo il ruolo del mobile shopping, cioè della ricerca e dell’acquisto di prodotti attraverso lo smartphone. Quasi come se, curiosamente, i social media e i dispositivi mobili si stessero “scambiando il posto” in termini di importanza.

 

L'importanza dei canali di acquisto (clicca per ingrandire)


Oggi il 39% degli intervistati nel mondo considera le app e i siti consultati da mobile come per nulla o poco rilevanti, mentre per il 23% sono importanti e per un ulteriore 19% lo sono molto (in mezzo si colloca la fetta del 20% di coloro che li considerano mediamente significativi).

In cima alla classifica di rilevanza, fra i canali di shopping inteso come acquisto e ritiro di prodotti, c’è ancora il negozio tradizionale: il 40% degli intervistati non potrebbe farne a meno, il 32% lo ritiene decisamente importante e il 18% mediamente importante, mentre solo per un 9% conta poco o niente. Soltanto il 14% dei rispondenti ha affermato che i punti vendita fisici stanno diventando meno importanti, ma in ogni caso il 51% prevede di spendere, in futuro, più soldi comprando online che non in negozio.

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