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Software “made in Italy”, un mercato da 51 miliardi di euro

Secondo un’analisi di Bsa, lo sviluppo applicativo contribuisce in modo sostanzioso all’economia del nostro Paese e a quella europea (910 miliardi), occupando direttamente e indirettamente 744mila persone soltanto nella Penisola. Il settore è in grado inoltre di attrarre 864 milioni in ricerca e sviluppo.

Pubblicato il 24 novembre 2016 da Redazione

Altro che immateriale, il software ha un peso ben preciso. E non è indifferente, almeno per l’economia italiana. Secondo una ricerca pubblicata da Bsa e condotta da The Economist Intelligence Unit, infatti, il mondo che gravita attorno allo sviluppo di applicativi contribuisce con 50,8 miliardi al Pil del nostro Paese e occupa (direttamente e indirettamente) 743.921 persone, pari al 3,3 per cento della forza lavoro complessiva della Penisola. Altro dato: l’industria del software genera il 7,5 per cento degli investimenti privati in ricerca e sviluppo, il che equivale a 864 milioni di euro (numeri del 2013). Il rapporto, come spiega Bsa, mette sotto i riflettori l’impatto economico del software nell’Unione Europea (910 miliardi di euro) e nei suoi principali Stati Membri, oltre che i benefici strumentali di questo segmento per governi, imprese e cittadini.

Dell’Italia si è detto. Passando alla Germania, il settore contribuisce per un totale di 152,6 miliardi di euro (incluso l’indotto), pesando per il 5,2 per cento del Pil e generando nel complesso (direttamente e indirettamente), oltre 1,9 milioni di posti di lavoro, il 4,5 per cento dell’occupazione complessiva tedesca.

In Francia il peso del software è leggermente inferiore e si ferma a 113,1 miliardi di euro, vale a dire il 5,3 per cento del Pil d’Oltralpe. Gli occupati sono invece 1,2 milioni, il 4,5 per cento della forza lavoro globale del Paese. Per la Spagna, invece, l’incidenza del settore vale 35,8 miliardi di euro, pari al 3,4 per cento dell’economia locale, mentre gli addetti attivi sono 624mila, il 3,7 per cento dell’occupazione totale.

 

Fonte: Bsa - The software alliance

 

Molto interessante, per capire lo scenario futuro del settore, l’analisi a firma di Victoria Espinel, Presidente e Ceo di Bsa, che sottolinea come a differenza dei settori dell’industria tradizionale, “il software non ha bisogno di un catalizzatore esterno per evolversi, perché esso stesso in realtà è un catalizzatore. L’innovazione digitale guidata dalle applicazioni e le data analytics portano benefici ad ampi settori dell’economia europea: ogni attività aziendale e qualunque comparto della Pa dipendono dal software per poter diventare più creativi, competitivi ed efficienti”.

L’analisi di Espinel, soprattutto, è anche un invito alle istituzioni, e al legislatore in particolare, a cui si chiede di “predisporre un quadro normativo per cogliere le opportunità offerte dalla tecnologia e di sostenere la libera circolazione dei dati attraverso i confini nazionali, evitando norme che impongano la localizzazione delle informazioni. Promuovere applicazioni tecnologiche dell’Internet delle cose, favorendo lo sviluppo di nuove generazioni di standard digitali nei consessi internazionali, invierebbe un segnale forte che l’Italia è pronta a cogliere tutti i vantaggi offerti dal software”.

 

Tag: software, sviluppo, italia, ricerca, bsa, unione europea

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