01/03/2018 di Redazione

Spotify vuole un miliardo per sbarcare in Borsa

Dopo mesi di indiscrezioni, l’azienda di streaming musicale ha certificato alla Sec statunitense l’intenzione di quotarsi in modo diretto a Wall Street, senza che gli investitori possano stabilire un prezzo iniziale. Una strada rischiosa, resa ancora più

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È ufficiale: Spotify si prepara per lo sbarco a Wall Street. La piattaforma di streaming musicale lo farà secondo quanto pronosticato nei mesi scorsi: con una quotazione diretta, senza cioè che gli investitori valutino il titolo e stabiliscano il prezzo iniziale. L’obiettivo dell’azienda svedese è quello di raccogliere un miliardo di dollari e l’operazione si prospetta quindi come una delle Ipo tecnologiche più attese del 2018. Ma la strada per Spotify non sarà facile. A gravare sui conti della società c’è il costante rosso, che nel 2017 è stato di 378 milioni di euro a fronte però di ricavi in crescita del 39 per cento a 4,09 miliardi di euro. Le perdite operative sono aumentate anno su anno: nel 2016 ammontavano infatti a 349 milioni. A pesare sono le onerose licenze che l’azienda deve pagare alle major discografiche per i diritti di riproduzione dei brani: soltanto nel 2017 hanno ammontato a otto miliardi.

La user base è invece in continua espansione, con 71 milioni di utenti a pagamento e 159 milioni di utilizzatori medi mensili. Secondo la stessa Spotify, che ad oggi è presente in 61 mercati si tratta di cifre doppie rispetto a quelle di Apple Music, il suo competitor più vicino. La quotazione diretta, pur essendo molto rischiosa per una possibile volatilità nei prezzi, farà risparmiare alla società scandinava una somma importante di denaro.

Non verranno infatti pagate commissioni né alle banche advisor né ai broker di Borsa. Il titolo della compagnia (ticker SPOT) verrà determinato alla quotazione a seconda del rapporto domanda/offerta. Al momento le azioni della piattaforma sono suddivise fra i dipendenti e una serie di investitori, che potranno quindi decidere in piena libertà se tenerle o venderle il giorno dello sbarco a Wall Street.

Una data che per ora non si conosce e che non è riportata nemmeno nella documentazione depositata da Spotify alla Sec statunitense, l’authority che vigila sui mercati. Nel frattempo, però, l’azienda fondata e guidata da Daniel Ek ha accettato uno scambio del 9 per cento di azioni con la divisione musicale del colosso cinese Tencent. L’obiettivo è proprio quello di rafforzarsi in vista dell’Ipo e di cercare partner solidi.

 

 

Tencent Music Entertainment (Tme) è valutata circa 10,11 miliardi di euro e lo share swap (annunciato lo scorso dicembre) ha portato nelle mani di Spotify un controvalore in denaro di 910 milioni. In cambio, il gruppo cinese si è aggiudicato il 7,5 per cento della piattaforma di streaming, diventandone il principale azionista.

 

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