31/07/2017 di Redazione

Stop alle Vpn russe dal primo novembre

Vladimir Putin ha firmato il provvedimento che mette al bando le reti private virtuali dal Paese. Una mossa, spiega l’esecutivo, per contrastare il terrorismo online. Ma agli occhi di attivisti e oppositori la legge ha un sapore liberticida.

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Dal primo novembre le reti private virtuali saranno bandite in Russia. Con una mossa che ricorda molto quanto fatto anche in Cina, il presidente Vladimir Putin ha firmato la legge che a breve vieterà agli utenti di utilizzare Vpn (virtual private network) nel Paese e di nascondersi dietro server proxy. L’anonimato sul Web, quindi, non sarà più di casa a Mosca. Secondo la Duma, ovviamente, il provvedimento non è mirato a comprimere le libertà individuali, ma è semplicemente un modo come un altro per rendere la vita difficile alle persone che tentano di accedere a contenuti illegali in Rete. Di diverso parere diverse organizzazioni senza scopo di lucro: Freedom House ha espressamente parlato di una legge utilizzata come pretesto per combattere il terrorismo, ma che servirà al governo per bloccare “contenuti politici senza richiedere l’intervento della magistratura”.

La Russia si conferma quindi essere uno dei Paesi dove vigono le più severe leggi in materia di regolamentazione del Web. Dal 2015, solo per fare un esempio, tutti i dati raccolti da aziende e service provider devono obbligatoriamente risiedere in server localizzati entro i confini della federazione. I fornitori di servizi devono conservare il traffico degli utenti per sei mesi e i metadati per ben tre anni.

Inoltre, software e servizi che scambiano informazioni crittografate devono implementare anche una backdoor, per garantire in caso di bisogno un accesso immediato ai dati in chiaro. Considerando che la Russia non brilla proprio per livelli di democrazia, è facile intuire che questi buchi obbligatori verranno sfruttati in modo del tutto arbitrario dalle forze di sicurezza, in modo da intercettare liberamente i dati degli attivisti e degli oppositori di Putin.

 

 

Le Vpn sono da tempo sgradite anche in Cina, un Paese dove tutto il traffico in ingresso e in uscita viene fatto passare attraverso il Great Firewall, che consente al governo di Pechino di monitorare i soggetti a rischio. Ovviamente, utilizzare una rete virtuale consentirebbe agli utenti di aggirare abbastanza facilmente i paletti dell’esecutivo. In questi giorni ha però fatto notizia la rimozione di alcuni software di questo genere dall’app store di Apple.

La Mela ha comunicato ad alcuni sviluppatori di iOs che le loro soluzioni non sono conformi alla legge cinese: per vendere queste tipologie di servizi, ha fatto sapere il colosso di Cupertino, sono infatti necessarie speciali licenze governative. Che verranno difficilmente concesse per tecnologie di questo genere sviluppate da terzi.

 

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