16/04/2016 di Redazione

Tecnologia e lavoro, il futuro è liquido. Ma gli europei tremano

L’indagine “Evolution of work” di Adp sottolinea come i lavoratori siano pronti ad accettare il cambiamento imposto da trend come mobile, social media e cloud, ma con grandi differenze a seconda delle aree geografiche e dell’età. Il Vecchio Continente è i

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Con la tecnologia, il posto di lavoro si evolve e guarda al futuro. Ma i dipendenti sono pronti ad accettare questo cambiamento? Secondo una nuova ricerca condotta dall’Adp Research Institute su oltre 2.400 persone in 13 Paesi del mondo (Italia esclusa) e intitolata “Evolution of work”, la forza lavoro è aperta anche a un mutamento radicale. Eppure, rimangono dubbi e paure, soprattutto sull’impatto che la tecnologia potrà avere nelle funzioni più facilmente sostituibili dalle macchine. Per esempio, l’81 per cento degli intervistati accoglie positivamente il fatto di poter lavorare in qualsiasi luogo del mondo e il 79 per cento pensa che la tecnologia rafforzerà le relazioni interpersonali malgrado la distanza. Ma la tecnologia (e l’automazione dei processi) potrebbe colpire la stabilità del lavoro, già duramente messa alla prova dalla crisi economica.

La ricerca di Adp ha evidenziato e classificato cinque bisogni dei lavoratori di oggi: libertà, conoscenza, stabilità, autogestione e significato, con differenze sostanziali tra le quattro macroregioni geografiche prese in considerazione. Concentriamoci sull’Europa. Rispetto al resto del mondo, evidenzia lo studio, il Vecchio Continente si dimostra più apprensivo nei confronti del cambiamento, a causa anche dell’età media più avanzata della sua popolazione.

Gli europei temono infatti una riduzione dei livelli occupazionali e la spietata concorrenza di mercati come quello asiatico o dell’America Latina. Ma questo non vuol dire che la tecnologia non sia pervasiva. In Francia, per esempio, si stanno sperimentando sistemi di Big Data analytics applicati al mondo del lavoro, mentre nel Regno Unito i dipendenti hanno mostrato una grande passione per i social media.

Secondo l’88 per cento degli olandesi, nel prossimo futuro sarà possibile definire il proprio orario di lavoro (bisogno di libertà), contro l’83 per cento dei britannici, il 75 per cento dei francesi e il 73 per cento dei tedeschi. Un quarto degli europei pensa che la possibilità di svolgere quasi tutti i compiti dai dispositivi mobili sia un processo già in corso, con applicazioni pratiche nella maggior parte dei settori già nel breve periodo, anche se il 33 per cento non si entusiasta di questo scenario.

 

Fonte: Adp

 

La mobilità, ovviamente, avrà ripercussioni dirette anche sugli uffici, fino a qualche anno fa punto di riferimento per tutta la vita di un’azienda. La crescente diffusione di smartphone e tablet, unita all’adozione delle tecnologie cloud, porterà allo spopolamento degli uffici o alla loro trasformazione in strutture più leggere. La stessa Adp, colosso statunitense da 10,9 miliardi di dollari di fatturato e ottanta sviluppatori solo in Italia, dispone di data center da cui eroga servizi in cloud (amministrazione e gestione del personale) per decine di migliaia di clienti.

Dal punto di vista della conoscenza, la maggior parte dei lavoratori del Vecchio Continente intervistati ritiene che la tecnologia stia già favorendo relazioni personali più strette, con i social media che stanno facendo ovviamente la parte del leone. Per il 31 per cento dei tedeschi, la collaborazione professionale tramite piattaforme social è un trend ben consolidato e, in generale, quasi sei europei su dieci pensano che in futuro questi strumenti diventeranno fondamentali. Come per altri aspetti, però, questo dato è inferiore rispetto alle altre regioni del mondo (75%).

 

Competenze e occupazioni in costante trasformazione

La “liquidità” del lavoro si rispecchierà anche sulle conoscenze stesse, che dovranno continuamente cambiare. È questo, insieme alla stabilità, uno degli aspetti che preoccupa di più gli europei. Il 52 per cento di loro ha espresso timore sul fatto di dover apprendere rapidamente nuove competenze: si tratta di percentuali decisamente superiori rispetto a quelle delle altre aree. Nella regione Asia-Pacifio, per esempio, le stesse ansie sono state espresse da quasi due intervistati su dieci.

L’altro bisogno fondamentale per gli europei è la stabilità. Il fatto che le imprese, in futuro, potranno forse assumere solo collaboratori a contratto o a progetto spaventa il 65 per cento dei lavoratori, anche se il 69 per cento pensa di non subirne personalmente le conseguenze. E i cittadini del Vecchio Continente si mostrano scettici anche sull’abbattimento delle gerarchie nelle aziende. Soprattutto i Millennial (35%), mentre quelli che più credono al cambiamento sono i lavoratori della conoscenza (61%).

“Le tendenze in atto mostrano che non saranno soltanto i responsabili a decidere, detenendo il potere, perché anche gli altri avranno la conoscenza necessaria per fare scelte importanti”, spiega Anna Montagnana, vicepresidente Human Resources a livello Emea di Adp. “I leader, però, non scompariranno, ma la leadership verrà assunta da chi saprà non soltanto decidere, ma anche condividere capacità e conoscenza”.

 

Fonte: Adp

 

Infine, dal punto di vista del significato stesso del lavoro, la maggior parte degli intervistati ritiene che la transizione verso un’occupazione con un senso personale più profondo sia già in atto (abbandonando la soddisfazione solo in base al salario), così come sembra essere accettato il fatto che le imprese potrebbero utilizzare la tecnologia per misurare e incrementare il benessere dei dipendenti.

 

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