Entro fine settimana è previsto che presso il Ministero dello Sviluppo Economico si incontrino di nuovo gli amministratori delegati delle principali imprese operatori di telecomunicazioni italiane: Telecom Italia, Vodafone, Fastweb, Wind, Tiscali più BT Italia e 3 Italia.
Ciò che discuteranno sarà il risultato delle mediazioni che i loro rappresentanti tecnici avranno concordato intorno al "tavolo tecnico" che il sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Paolo Romani, ha favorito con un proprio documento programmatico per accelerare lo sviluppo di una rete Internet ad altissima capacità che costituisca quella autostrada digitale sulla quale far correre l'innovazione del Paese.
Fibra ottica per tutti: Next Generation Network
Quindici giorni fa il tavolo tecnico, da quanto è trapelato, aveva già sgombrato il campo da uno degli scogli maggiori: tutti
gli interlocutori, da Telecom Italia ai consorziati in Fibra per l'Italia, hanno condiviso il principio di condividere le canaline e i tubi quanto più possibile. Il primo che scava e mette il tubo lo fa un po' per tutti avendo dagli ospiti il giusto compenso.
E fin qui, insomma, lo spirito originario sia di
Corrado Calabrò presidente dell'AgCom, l'Autorità Garante delle Comunicazioni, sia di Romani di far convergere ad unum le contrapposte fazioni che si fronteggiavano come sordi, sembrava essere rispettato e condiviso.
Restavano e restano, però, molte altre cose da decidere. Per esempio la distinzione non banale tra Telecom Italia e Fibra per l'Italia sulla
soluzione tecnologica ottimale: portiamo la fibra in ogni appartamento oppure nello scantinato del condominio o nell'armadio del quartiere?
Nel primo caso l'operatore che connette il cliente controlla da inizio alla fine il servizio che gli fornisce. Nel secondo caso la fibra arriva fino a un certo punto, poi può continuare nel rame preesistente fino alla borchia che però comporta di non poter, allo stato delle attuali competenze tecnologiche, fornire "servizi intelligenti di nuova generazione".
Fibra per l'Italia è fautore della prima soluzione, Telecom Italia contempla anche la seconda soluzione perché più economica e fattibile in molti casi (più che altro non suicida d'un colpo l'esistenza degli attuali cabinet e connessioni in rame di sua proprietà).
Altre e maggiori scelte riguardano poi la società neocostituenda: chi
mette che cosa? con quale valore? quanto partecipa il Pubblico, sia come
Cassa Depositi e Prestiti sia le Regioni, le Province, i Comuni e le
Comunità Montane?
Una improvvisa apertura era venuta settimana scorsa da Telecom Italia
per bocca di Franco Bernabé che ha portato ad esempio la convenzione
stipulata con la Provincia di Trento. Lì Telecom cede cavidotti e rete,
sia rame sia fibra, a una nuova società partecipata da una società per
la fibra della Provincia. La nuova società scava e mette tubi e cavi
fino all'appartamento dei trentini. Fra un decennio l'asset di rame
ceduto da Telecom alla newco trentina torna in capo a Telecom Italia.
Franco Bernabé, amministratore delegato Telecom Italia
Nel frattempo la provincia di Trento avrà conquistato entro il 2013 la
leadership assoluta nella classifica dei territori cablati con
tecnologie ad altissima velocità, i famosi 100 megabit al secondo per i
privati e 1 Gb/s per le aziende, e la copertura totale entro il 2016.
Bernabé, in occasione del varo della iniziativa a Trento, ha
sottolineato due concetti:
l'esempio trentino è replicabile con tutti
gli Enti locali che vogliono. Secondo: noi Telecom Italia andiamo
avanti, con soldi e progetti concreti di scavo, fibra, network. Altri
fanno solo chiacchiere. E la disponibilità a collaborare con gli altri, se pure, può esserci ma non nelle 13 città dove Telecom Italia ritiene vi sia una situazione competitiva aperta e possibile. Insomma, andiamo insieme ma solo lì dove nessunoda solo andrebbe, questo il ragionamento di Bernabé.
Paolo Traverso, direttore della Fondazione Bruno Kessler che ha avviato il Research Innovation Education System Trento RISE
Si può ulteriormente chiosare l'annuncio trentino che la collaborazione
tra Telecom Italia e la Provincia di Trento con la nascita del
RISE,
ovvero il Trento Research Innovation Education Sistem, è il primo
concreto passo dell'Italia verso la "Future Internet" dell'Agenda
Digitale Europea. Il RISE infatti è il primo in Europa ad aver siglato
una convenzione con il centro di competenza stabilito dalla Commissione
Europea a Budapest ovvero
l’Istituto Europeo della Tecnologia e
dell’Innovazione (EIT-ICT Labs) che gestirà 1 miliardo di euro in
ricerca e sviluppo nei prossimi 5 anni. Un altro modo, dal punto di
vista di Bernabé, di sottolineare i fatti e la sua ricerca di fondi
anche UE rispetto al "chiacchiericcio" di fondo del settore ICT italico.
Lo European Institute of Innovation and Technology - EIT ICT Labs di Budapest
Per tutta risposta l'indomani Fastweb, uno dei partecipanti a Fibra per
l'Italia, ha avviato le operazioni per la Collina Fleming di Roma, il
quartiere dove il consorzio Fibra per l'Italia aveva dichiarato di voler
incominciare a operare, primo intervento tra le 15 maggiori città in
cui il consorzio intende concentrarsi per raggiungere 10 milioni di
italiani.
Una stazione ADSL2+ di Pirelli Broadband Solutions
Al Fleming la scelta di Fastweb è per le
tecnologie ottiche di
accesso fornite da Pirelli Broadband Solutions (che sul sito web, però,
non mostra nulla di tutto ciò tra i suoi prodotti). Sostanzialmente una
dichiarazione di avvio del progetto. Non ci sono gli operai in strada,
però.
Corrado Calabrò, presidente Autorità Garante delle Comunicazioni
Corrado Calabrò, sentendo i gelidi spifferi alpini delle parole di
Bernabé, non poteva non richiamarsi alla necessità di non procedere per
"spezzatini" locali (ogni regione si fa la sua società, il suo network) e
spezzatini nazionali (Telecom Italia va da una parte, Fibra per
l'Italia dall'altra, i piccoli indipendenti... restano stritolati) ma di
concentrare gli sforzi per ciò che egli ama definire "Fiber Nation".
Anzi, seppure in ritardo, continuano i lavori coordinati da
Nicola
D'Angelo, consigliere AgCom, per tirare le fila delle "regole" da
suggerire al Parlamento perché si intervenga prima, e non a babbo morto e
cose fatte, nello
stabilire un quadro legislativo coerente, liberista,
concorrenziale, aperto, nella linea suggerita dalla Unione Europea.
A fine settimana scorsa, infine, poiché le orecchie di Paolo Romani
erano rimaste ottuse alle richieste dei
"piccoli e indipendenti" di
voler partecipare anch'essi al tavolo tecnico o quantomeno essere
interpellati per partecipare, costoro si sono organizzati.
Alessandro Longo riferisce sul Sole24Ore che
11 "piccoli operatori" faranno nascere a
settembre una società per azioni per partecipare anch'essi al progetto
nazionale NGN. Non ha ancora un nome ma ha in
Paolo Nuti il presidente e
il capitale sociale da 500mila euro per la futura costituzione. A
partecipare sono
MC-Link, Kpn-Qwest, Panservice, Enter, Metrolink,
Infracom, E4A, Unidata, Clio, Cd Lan, flynet. E' probabile che
parteciperanno anche AemCom di Cremona, Brennercom e altri network
locali.
Che cosa vogliono i piccoli? Quantomeno sentire con le proprie orecchie
che cosa si sta decidendo di fare al tavolo di Paolo Romani, così da non
esserne esclusi a priori.
Paolo Romani, viceministro allo sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni
Nel frattempo, è noto,
il nome che viene fatto con maggiore insistenza
come Ministro per lo Sviluppo Economico è proprio quello di Paolo
Romani. E la decisione del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è
prevista proprio per settimana prossima.
In quel caso Romani avrebbe
sul tavolo qualche metro di pratiche urgenti da studiare, molto più
urgenti ancora: da Fiat Auto a, guarda caso,
gli esuberi di 3.700
addetti Telecom Italia congelati fino a... fine di questa settimana.
Può darsi, insomma, che la riunione del Tavolo Tecnico salti, che le
Regole AgCom debbano aspettare la ripresa del Parlamento dopo agosto. E
che a proposito della NGN, dunque, forse hanno ragione i "piccoli" a
volersi costituire a partire da settembre.
Tanto c'è tempo,
che fretta
c'è?