26/04/2012 di Redazione

Tim Cook è più o meno arrogante di Steve Jobs?

Il numero uno di Apple, annunciando i risultati boom del secondo trimestre, lancia una provocazione nei confronti dei tablet ibridi. Pizzicando indirettamente Google e Microsoft. Per contro c’è chi, come il Ceo di Forrester Research, ne rimarca i limiti.

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L’annuncio dei risultati del secondo trimestre fiscale 2012 da parte di Apple, avvenuta martedi, si porta dietro non solo i commenti entusiastici degli analisti che glorificano l’ennesimo botto della casa di Cupertino alla voce utili netti (saliti nel raffronto anno su anno del 94% a quota 11,6 miliardi di dollari) e ricavi (su del 59% per complessivi 36,9 miliardi) ma anche dichiarazioni ad effetto e critiche per certi versi sorprendenti.



Per la casa della Mela, che dalla sua può anche esibire il “sold out” maturato in due giorni (e parliamo di qualche migliaio di partecipanti a pagamento) per la sua WorldWide Developer Conference in programma a San Francisco dall’11 al 15 giugno, il momento d’oro quindi prosegue ma all’orizzonte si profilano alcune nubi.

Per esempio quella che la vede – come riportato dal Sole24ore, citando le parole di un analista di BgcPartnersLp – “obbligata a distruggere i suoi record per mantenere lo slancio, agli occhi degli investitori e del mercato”. Il boom prolungato di domanda di iPhone e iPad è funzionale quindi a tenere alto il valore del titolo in Borsa (e siamo già a livello stratosferici, oltre i 600 miliardi di dollari di capitalizzazione) ma le difficoltà per Apple iniziano ora.

Solo superando trimestre dopo trimestre le aspettative di profitto degli analisti – maggiori di quelle che il mercato "esige" alla concorrenza – l’azienda californiana troverà anche in futuro il riconoscimento di Wall Street. E questo, a tutti gli effetti, sa molto di, seppur piacevole, condanna.

Se il nuovo iPad continuerà a tirare e le vendite dell’attuale iPhone 4S troveranno seguito nell’atteso melafonino di quinta generazione per Apple si spalancheranno le porte di altri trimestri trionfanti e ulteriori salti in avanti del titolo. In caso contrario, se le consegne saranno sotto i target fissati dalla comunità finanziaria ecco scattare l’allarme, sotto forma di maggiore prudenza degli investitori in Borsa.

Fin qui le considerazioni di natura squisitamente economica. Se non che proprio Tim Cook, in occasione dell’annuncio della trimestrale, è andato all’attacco – senza farne esplicitamente i nomi – di Google e Microsoft. Come? Bollando i tablet con tastiera, o meglio il tentativo di fondere in un unico device un pc a tavoletta e un tradizionale portatile, come l’idea (malsana agli occhi dei consumatori) di combinare un tostapane e un frigorifero.

Le esternazioni del Ceo di Apple, riportate integralmente da PcMag.com, puntano l’indice verso una concorrenza che sta cercando di “inventarsi” delle alternative poco credibili nel campo del computing mobile ma sembrano forzate e per alcuni aspetti anche controverse. Detto che dalla concorrenza, al momento, è giunta solo una risposta a firma di Frank Shaw, portavoce di Microsoft - che su Twitter ha postato un ironico “Must be a typo. It's not a toaster/fridge. It's a toaster/oven. Those seem pretty popular. Just saying. #win8 #toasterovenFTW” – viene spontaneo l’ennesimo confronto fra l’attuale numero uno di Apple e il suo illustre predecessore.


Steve Jobs non mascherava certo atteggiamenti anche arroganti nei confronti delle rivali, almeno pubblicamente e ad uso e consumo dei media, ma spesso ha affermato principi e verità poi puntualmente disattese. Vedi per esempio l’impossibilità che Apple si buttasse nel campo degli ultrasottili (e poi arrivò il MacBook Air) e in quello dei tablet piuttosto che l’ostracismo dichiarato per le tavolette con schermo inferiore ai 10 pollici (e si parla invece ancora del lancio di un mini iPad a basso costo).

Cook, per farla breve, allontana di fatto l’ipotesi di un iPad con tastiera, o per meglio dire fa capire che non ci sono all’orizzonte progetti per “miscelare” in un unico device i computer Mac con gli iPad ma rimane sotto stretta osservazione di chi, fra gli analisti, lo aspetta al varco quando i risultati a fine trimestre non saranno più scoppiettanti, magari per effetto di una cannibalizzazione fra gli stessi prodotti della Mela


Fra i detrattori di Cook c’è per esempio George Colony, Ceo di quella Forrester Research che predige per l’iPad un futuro prossimo più che roseo, stante il 53% di market share che la tavoletta di Cupertino dovrebbe vantare ancora a fine 2016, quando le vendite globali toccheranno quota 375 milioni di unità.

In un post sul proprio blog, Colony ha però affrontato la questione della figura di Cook sentenziando con alcuni esempi come la Apple che verrà sarà difficilmente diversa, e in peggio, rispetto all’attuale e a quella che è stata. Cook, in altri termini, non ha il carisma di Jobs e questo limite porterà alla curva discendente della crescita di fatturato e della capacità di fare innovazione di prodotto entro 24 o 48 mesi al massimo. 

Il rischio di passare dallo status di “great company” a quello di “good company” è secondo il numero uno di Forrester molto reale, ed in proposito emergono paragoni con nomi storici dell’industria dell’intrattenimento come quelli di Akio Morita di Sony e di Walt Disney. Finita l’epopea dei leader, le grandi compagnie perdono smalto e successivamente appeal, vendite  e mercato.  L’attualità, per ciò che concerne Apple, sconfessa in toto questo paradigma.

Colony auspica sulla poltrona di Ceo figure quali Jon Ive o Scott Forstall, che “sembrano avere un po’ del carisma e di senso del design per guidare legittimamente la società” . Una bocciatura senza appello per Cook, di fatto. Nel chiedersi quanto sia legittima, non resta che rilevare come l’eredità di Jobs è tutt’altro che un capitolo chiuso.




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