30/05/2018 di Redazione

Tim inciampa nella multa del Garante della Privacy

L’authority ha comminato due sanzioni amministrative all’operatore per 960mila euro: l’ex monopolista è accusato di trattamento dati illegittimo nei confronti di un cliente che si è trovato titolare di 826 utenze telefoniche. Inoltre, la società deve risp

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Tim dovrà pagare due sanzioni amministrative comminate dal Garante della privacy, per un totale di 960mila euro: l’autorità accusa l’ex monopolista di aver violato la normativa sulla protezione dei dati personali. In particolare, il primo caso (costato all’operatore 800mila euro) riguarda un procedimento aperto diversi anni fa da un cliente di Tim, che si era trovato a essere intestatario di ben 826 utenze. Ovviamente a sua insaputa. La persona si è accorta del problema quando ha iniziato a ricevere decine di solleciti e di pratiche di recupero crediti. La palla è passata allora al Garante, che ha accertato l’ingiustificata assegnazione di tutte le utenze telefoniche. Secondo Tim il misfatto era attribuibile a errori “non meglio precisati”, avvenuti durante “l’attività di migrazione dei dati dei clienti da un sistema di gestione all’altro tra il 2002 e il 2004”.

“L’erronea intestazione avrebbe interessato anche numerosi altri utenti e si sarebbe propagata anche ad altri sistemi, tra i quali il sistema di fatturazione e il sistema di richiesta anagrafica cliente (Rac)”, si legge sul sito dell’Autorità. “Un sistema, quest’ultimo, particolarmente delicato essendo preordinato a consentire la corretta effettuazione delle verifiche da parte delle forze di polizia e della magistratura (ad es., in caso di intercettazioni o acquisizione di tabulati telefonici)”.

La sanzione amministrativa stabilita dall’authority “segue l’adozione del provvedimento del 6 aprile 2017 con il quale il Garante aveva ritenuto illecito il trattamento di dati personali effettuato da Tim. Con lo stesso provvedimento l’Autorità aveva anche ritenuto negligente e omissiva la condotta tenuta dalla società che, nonostante una segnalazione inviata dall’utente e per un lungo periodo di tempo, non aveva svolto le necessarie verifiche per sanare la posizione del cliente e di quanti si trovavano in situazioni analoghe”.

I 160mila euro restanti sono invece parte di una seconda ammenda, che “punisce la società telefonica per un caso di data breach avvenuto a fine 2013”. In quel caso, un problema al sistema di autenticazione di Tim aveva esposto informazioni personali di alcuni clienti a terzi. Non è tardata la replica dell’ex monopolista, che ha parlato di anomalie “ormai superate. L’azienda ha completato un piano di adeguamento per ottemperare alle indicazioni del Garante della Privacy” ed è già intervenuta sui dati esposti nel 2013 per “rafforzare ulteriormente le garanzie a tutela della clientela nel pieno rispetto della normativa vigente”.

 

 

Nel frattempo, sul fronte tecnologico, Tim ha completato la procedura di integrazione che permetterà ai propri utenti di effettuare acquisti su App Store, Apple Music, iTunes e iBooks utilizzando il credito telefonico. Il servizio è disponibile per tutti i clienti con una Sim ricaricabile e, per attivarlo, è sufficiente utilizzare un’Apple Id nuovo o già esistente e scegliere nelle impostazioni l’opzione “Addebito Telefonico”. In questo modo da iPhone, iPad, iPod Touch, Apple Tv e Apple Watch sarà possibile effettuare acquisti in pochi secondi, con un semplice tocco.

 

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