02/03/2017 di Redazione

Tra bonus mancati e poltrone perse, Yahoo fa mea culpa

L’azienda ha illustrato vari dettagli del data breach del 2014 in un documento depositato alla Sec statunitense. Il Ceo Marissa Mayer ha rinunciato a 14 milioni di dollari, mentre il capo del dipartimento legale Ronald Bell si è dimesso: secondo molti, pe

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Yahoo illumina anche i comuni mortali delle reali conseguenze dell’attacco hacker che nel 2014 portò alla violazione di ben un miliardo di account. Dopo aver chiuso definitivamente l’accordo di acquisizione con Verizon, la società guidata (ancora per poco) da Marissa Mayer ha depositato un documento presso la Sec statunitense, l’equivalente della nostra Consob. Nel file, consultabile a questa pagina, si spiega come i pirati informatici siano riusciti a ottenere il codice di Yahoo e, di conseguenza a creare cookie contraffatti con cui hanno poi ottenuto l’accesso a 32 milioni di account. Il tutto è avvenuto tra il 2015 e il 2016, mentre la rivelazione pubblica della violazione del 2014 è avvenuta soltanto verso la fine dell’anno scorso. Le indagini successive hanno portato all’identificazione di 26 soggetti, che potrebbero essere legati a qualche potenza straniera.

Il board di Yahoo, ormai ribattezzata Altaba, si è addossato tutte le colpe della pessima gestione del caso. Si legge nel documento depositato alla Sec: “È risultato evidente come certi senior executive non siano stati in grado di comprendere o investigare appropriatamente (la questione, ndr) e che abbiano quindi fallito nel prendere le corrette contromisure, anche dopo quanto rivelato internamente dal team di sicurezza informatica”.

Uno degli effetti immediati di queste indagini, comunicato nel file, è che Mayer non riceverà il bonus in contanti da due milioni di dollari che avrebbe dovuto incassare nel 2016, a cui si aggiunge una cedola da almeno 12 milioni in azioni, che non verrà staccata per il 2017. La Ceo ha scritto su Tumblr di sperare che i due milioni vengano distribuiti ai dipendenti della società: facendo due conti farebbe 235 dollari a testa.

 

 

Da ieri, inoltre, Ronald Bell, capo del dipartimento legale dell’azienda, ha rassegnato le dimissioni senza ricevere alcuna liquidazione, lasciandosi quindi etichettare come uno dei primi responsabili del caos in cui è precipitata Yahoo dopo la rivelazione del data breach. Uno scaricabarile che non è piaciuto a molti osservatori, tra cui Scott Moore, ex dirigente del gruppo, e Vijaya Gadde, general counsel di Twitter.

“Ridicolo. Conosco Bell, che è un grande uomo e come avvocato non era incaricato della sicurezza”, ha twittato Moore. Recode lo ha descritto come il “capro espiatorio” della vicenda, l’unico che ha seriamente pagato (perdendo il lavoro) per l’incapacità del board nel gestire la situazione.

 

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