17/02/2017 di Redazione

Twitter manda gli utenti nel banco dell'asino se sospetta abusi

La piattaforma ha inaugurato una nuova modalità di verifica di comportamenti potenzialmente in contrasto con il suo codice di condotta: gli account sospetti vengono esaminati e parzialmente congelati per dodici ore. Ma non mancano le polemiche.

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Fra la libertà di espressione su Twitter e la messa al bando dell'account c'è una via di mezzo: la temporanea sospensione di alcune funzioni. Una sorta di “banco dell'asino” che la piattaforma di microblogging ha deciso di riservare ad alcuni utenti sospettati di “comporamenti di potenziale abuso”. Nell'ultima settimana nella comunità dei twittatori sono serpeggiate polemiche e segnalazioni di persone che hanno visto comparire un avviso sulla propria pagina: in poche righe, si spiegava che alcune funzionalità dell'account erano state sospese per 12 ore in seguito al rilevamento di attività che potevano rappresentare un potenziale abuso. Ovvero in contrasto con il codice di condotta, che espressamente vieta sia le violazioni di copyright (nei confronti di marchi terzi ma anche della stessa Twitter) sia lo spam e la diffusione di malware, e ancora le molestie, l'incitazione alla violenza, le minacce, l'incitazione all'odio e l'impersonificazione di false identità.

Nulla da ridire nella teoria, e giustamente nel messaggio comparso su alcuni account l'azienda parla di impegno a “creare un ambiente sicuro per la libertà di espressione delle persone”. Sostanzialmente, la limitazione temporanea riguarda la visibilità dei messaggi postati, che risultano accessibili solo ai follower del profilo e smettono di comparire fra i risultati di ricerca. In alcuni casi, poi gli utenti “sotto esame” sono stati invitati a cancellare alcuni tweet.

Fra i diretti interessati c'è chi prevedibilmente ha gridato allo scandalo, parlando di censura. Il problema sta forse non nella (giusta) censura degli abusi sopra elencati, pratica d'altra parte prevista anche da Facebook con tanto di raccolta e verifica delle segnalazioni degli utenti. Il problema potrebbe stare semmai nella valutazione dei segnali di potenziale abuso: data la grande platea del social network, oltre 300 milioni di profili attivi, è necessario ricorrere a strumenti automatici, come a quelli che individuano le parole tabù. Nel linguaggio naturale, tuttavia, il contesto o il registro linguistico (per esempio, l'ironia e il sarcasmo) sono variabili che influiscono sulla denotazione e sulla connotazione delle parole. Variabili che ancora gli algoritmi e gli strumenti di analisi non sono ben in grado di comprendere.

 

 

 

Di certo è lodevole l'impegno che l'azienda di Jack Dorsey sta riversando nella lotta agli abusi. Già un anno fa Twitter aveva fatto sapere di aver sospeso decine di migliaia di account colpevoli di propaganda terroristica. A partire da dicembre 2015 le regole del social network sono diventate più severe, anche alla luce delle attività di jihadisti e spalleggiatori di Isis: nessuna tolleranza per chi inneggi alla violenza, terroristica o di altro tipo, ma nemmeno per chi si macchi di “condotta detestabile” fomentando la discriminazione etnica, sessuale, religiosa o di altro tipo.


 

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