21/08/2015 di Redazione

Twitter torna alle origini, ma solo in borsa: titolo a 26 dollari

Durante l’ultima seduta a Wall Street il valore azionario del social network ha toccato la stessa cifra del collocamento sui mercati di novembre 2013. Gli investitori non sono certi dei piani di crescita previsti dall’azienda, per colpa di una base utenti

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Sembra essere un ottimo esempio del rapporto, spesso inspiegabile, tra economia "reale" e mercati finanziari: Twitter macina utili, con l’ultima trimestrale che ha fatto segnare 502 milioni di dollari di fatturato (quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2014 e oltre le aspettative degli analisti), ma il suo valore in borsa continua a restringersi. E nelle contrattazioni a Wall Street di ieri è arrivato a un punto pericoloso: 26 dollari ad azione, pari al prezzo di collocamento del novembre 2013. Un dato significativo, che per gli azionisti significa solo una cosa: chi non ha comprato subito e non ha mai venduto le azioni ora si ritrova sostanzialmente al punto di partenza. Anzi, con il rischio di andare addirittura sotto e rimetterci. È facile intuire come una notizia del genere possa scatenare la corsa alla vendita, causando un ulteriore ribasso. È la borsa, bellezza. Sono quindi lontani i fasti delle prime ore dall’offerta pubblica iniziale, quando Twitter schizzò a ben 45 dollari ad azione.

Secondo gli osservatori, la difficile situazione del sito di microblogging sui mercati finanziari è legata allo scetticismo degli investitori, che non vedono di buon occhio la crescita delle persone che utilizzano quotidianamente la piattaforma. Il tasso di iscrizioni al social network è giudicato troppo lento e incostante e non sono pochi quelli che temono che Twitter fatichi, nel medio periodo, a capitalizzare in modo efficace la base utenti.

In più, si sono aggiunte le recenti dimissioni del Ceo Dick Costolo, giunte quasi inaspettate. Seguite a fine luglio dall’abbandono di diversi manager chiave. Costolo ha lasciato il posto a Jack Dorsey, uno dei fondatori del sito di microblogging, ma il padre di Twitter non rimarrà a lungo al comando e la compagnia è in cerca di un amministratore delegato “stabile”. Questo scenario di insicurezza, con diverse caselle aziendali ancora da riempire (non solo quella del Ceo), non ha fatto altro che aumentare i dubbi tra gli investitori. Incertezze che si sono poi inevitabilmente riflesse in borsa.

Twitter sta scontando la competizione con il diretto concorrente più affine per potenzialità e base utenti, vale a dire Facebook. Ma, mentre la creatura partorita dalla mente di Mark Zuckerberg non sembra avere problemi a trasformare le azioni degli iscritti in moneta sonante, l’uccellino azzurro non ha ancora trovato la chiave giusta. Come fatto notare dallo stesso top management durante la consueta call successiva ai conti trimestrali, sembra che nei Paesi sviluppati il 95% delle persone conosca Twitter, ma soltanto il 30% lo usi.

 

Dick Costolo ha dato le dimissioni come Ceo di Twitter a giugno 2015

 

Inoltre, una larga parte di queste popolazioni consulta abitualmente i tweet di conoscenti o personaggi famosi, ma non è iscritta al social network. Una situazione definita dallo stesso Jack Dorsey come “inaccettabile”. Ora, se l’azienda non vuole scomparire dal mercato con la stessa velocità con cui vi si è affacciata, deve trovare una “exit strategy” efficace, che convinca gli investitori prima ancora che gli utenti.

 

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