01/08/2016 di Redazione

Uber spende 500 milioni di dollari per dimenticare Google Maps

La società di noleggio auto con conducente investirà mezzo miliardo di dollari in un progetto di mappatura utile, secondo quanto svelato dal Financial Times, sia a migliorare gli attuali servizi sia a spianare la strada alle future vetture driverless.

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Dopo aver scombussolato il business dei tassisti, Uber potrebbe giocare il medesimo scherzetto a Google Maps e alla stessa Google. O almeno provarci. La ricchissima ex startup di San Francisco (oggi con una capitalizzazione di mercato di 60 miliardi di dollari) investirà 500mila dollari in un ambizioso progetto di “mappatura globale”, così riferisce il Financial Times, destinato a “liberarsi dalla dipendenza da Google Maps e a preparare il terreno per le automobili senza conducente”. Interpellata per avere conferme su questa indiscrezione, giunta da una fonte anonima “informata sui fatti”, Uber non ha rilasciato commenti.

L’interesse dell’azienda per l’universo della mappe non è certo una novità. Lo scorso anno Uber era entrata in possesso del patrimonio di immagini cartografiche di Bing, ceduto da Microsoft. Aveva, inoltre, strappato a Google uno dei suoi massimi esperti sul tema, già alla guida dei progetti Maps ed Earth, cioè Brian McClendon, il quale fresco di passaggio a Uber aveva dichiarato che “le mappe accurate sono il cuore del nostro servizio e la spina dorsale del nostro business”.

Ed è notizia ufficiale di qualche settimana fa la collaborazione avviata con DigitalGlobe, una società che procura servizi satellitari a clienti del calibro di Google, di Apple e del governo degli Stati Uniti. Data l’alta risoluzione e il frequente aggiornamento delle immagini di DigitalGlobe, queste possono servire ad arricchire le mappe digitali con dettagli su lavori stradali, deviazioni, interruzioni e via dicendo. Tutte informazioni essenziali per un sistema di guida driverless.

 

 

Parlare di mappe significa parlare di servizi di navigazione ma anche di applicazioni facilmente monetizzabili tramite advertising e marketing geolocalizzato, nonché di tecnologie che potrebbero diventare native su un certo “hardware” automobilistico. La guida autonoma sarà un passo ancora successivo, che diventerà una realtà commerciale non prima del 2020 ma su cui già oggi fioccano progetti. Oltre a quello ben noto di Google, recentemente si è parlato anche di quello di Apple, battezzato fra gli addetti ai lavori come “Project Titan” ma ancora non ufficiale. Fra i costruttori dell’automotive spicca Tesla, trainata dalle ambizioni di Elon Musk ma anche segnata dall’incidente mortale causato da un errore del pilota automatico della Model S.

Ora l’impegno economico di Uber nel campo delle mappe e delle tecnologie per la guida autonoma è recentemente raddoppiato. Questo serve, evidentemente, per tener testa alla concorrenza. Lo scorso anno una cordata tedesca a tre teste, formata da Audi, Bmw e Daimler, ha acquistato da Nokia (ormai interessate ad altro, come dimostrato dall’acquisizione di AlcatelLucent e da quella, recentissima, della startup californiana Gainspeed) per 2,8 miliardi le mappe e la tecnologia Here. I tre produttori tedeschi miravano allo sviluppo di “mappe basate su cloud e di altri servizi accessibili ai clienti dell’industria automobilistica e di altri settori”. 

 

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