18/04/2016 di Redazione

Un approccio più concreto per far fruttare i Big Data

Niall O’Doherty, business development director for manufacturing and energy di Teradata International, riflette sui passi da compiere per rendere davvero fruttuoso l’utilizzo dei “grandi dati”. La scelta della tecnologia, o delle tecnologie da integrare f

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Raccogliere grandi volumi di dati, provenienti da archivi e sistemi aziendali ma anche dai sensori dell’Internet of Things, è soltanto il primo passo. Ciò che conta davvero è separare le informazioni che contano dal rumore di fondo, per poi analizzarle con le migliori tecnologie. Ce ne parla Niall O’Doherty, business development director for manufacturing and energy di Teradata International.
 

 

Niall O’Doherty, business development director for manufacturing and energy di Teradata International

 


Moltissime persone, come me, credono sia ora che le aziende smettano di riempirsi la bocca con i Big Data e, invece, comincino ad adottare un approccio molto più concreto per arrivare a trarre valore dai loro investimenti. I progetti relativi ai “grandi dati” devono essere gestiti allo stesso modo di tutti gli altri progetti It e devono essere misurati con gli stessi criteri. Per essere chiari, non sto sminuendo le tecnologie a supporto dei Big Data (nuove o consolidate che siano), penso anzi che siano fantastiche. Queste tecnologie sono state pensate e realizzate appositamente per affrontare le sfide caratteristiche di questo scenario, e oggi più che mai sono in grado di aiutare le imprese a trarre il massimo valore dai dati in loro possesso.

Quello che abitualmente sento dire dai clienti e dai prospect, soprattutto in Europa e in Asia, è che hanno bisogno di aiuto per capire in primo luogo quali siano le tecnologie attualmente disponibili – dal momento che cambiano e ne arrivano di nuove così spesso che rimanere aggiornati risulta molto faticoso – e in secondo luogo come debbano essere integrate e utilizzate. Inoltre necessitano di supporto dedicato nelle fasi di gestione e implementazione dei progetti, perché l’esperienza dei loro team di esperti in Big Data sembra non essere sufficiente.

In gran parte di queste aziende l'importanza dei Big Data non viene messa in discussione. Molte di esse infatti, hanno ottime idee su come i Big Data possano contribuire ad aprire loro nuove opportunità di mercato. Il problema sta nel capire come passare dalla fase di intuizione e progettazione a quella di realizzazione e implementazione. Il problema è che, per quanto brillanti queste tecnologie Big Data possano essere, molte aziende hanno difficoltà a sfruttarle a loro vantaggio, in parte a causa della mancanza di una “regia” professionale e in parte per l’assenza di esperti in gestione e in tecnologia dei dati.

Comprendere i dati e le relazioni fra essi
I Big Data ci sono e continueranno ad esserci, che le aziende siano in grado di utilizzarli a proprio vantaggio oppure non. E questo non il momento di battere in ritirata, ma anzi è il momento di pensare più in grande. Come possono le aziende riuscire a essere il prossimo “Uber” – cioè l'innovatore, la forza dirompente – indipendentemente dal fatto che operino nell’industria manifatturiera, nel settore petrolifero, delle utility, delle telecomunicazioni, nel settore governativo, in quello della vendita al dettaglio o dei prodotti farmaceutici?

Queste aziende devono essere capaci di avere completo accesso ai tutti i loro dati in qualsiasi momento, in modo da poter comprendere in modo esaustivo e fin nel più piccolo dettaglio le relazioni e dipendenze tra processi complessi, prodotti, persone e prezzi. E devono farlo in modo tempestivo, così da essere in grado di fare la propria mossa prima della concorrenza.

Per riuscirci, le aziende devono pensare al quadro più ampio, cioè alla necessità di integrare i dati e le tecnologie su larga scala e il più velocemente possibile. Spesso questo si traduce nella scelta di infrastrutture tecnologiche collaudate, integrate, semplificate, scalabili e sicure, ottimizzate per i processi di business e per i dati di ogni singola azienda. Le imprese più smart stanno cominciando a richiedere il meglio delle nuove tecnologie per integrarle con il meglio di quelle già certificate e largamente collaudate nella loro azienda.

 



Navigare nell’oceano di dati
In definitiva, tutto questo discorso tecnologico sui Big Data non è di alcun interesse per gli utenti aziendali e i manager. A loro interessa solo capire dove si trovino e quali siano informazioni di valore, separandole da tutto ciò che è superfluo, nel marasma dell’oceano di dati continuamente raccolti dai sensori. Vogliono capire come essere più competitivi e più produttivi attraverso la costruzione di un quadro olistico della loro attività, realizzato non solo utilizzando i Big Data, ma anche fonti di dati più tradizionali come le specifiche di prodotto, i registri di manutenzione, i costi e i profitti.

Vogliono essere in grado di prevedere i guasti, eliminare i tempi di inattività, ridurre i costi di manutenzione e fornire il miglior servizio clienti possibile, magari a un prezzo premium.  A loro non importa quale sia la tecnologia in questione e come funzioni: vogliono solo che funzioni!! E come professionisti della gestione e dell’analisi dei dati è nostro dovere aiutarli.

 

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