18/11/2019 di Redazione

Un conto corrente firmato Google potrà essere realtà nel 2020

La società del gruppo Alphabet progetta di offrire, a partire dall’anno prossimo, servizi di banking digitale. Lo farà non come banca indipendente, ma appoggiandosi a Citigroup.

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Google diventa una banca, oltre a essere già mille altre cose? Qualcuno ha tagliato corto, riassumendo così la nuova ambizione della società di Mountain View, che segna effettivamente un primo passo nel territorio del banking. Ma la questione è un po’ più complessa. Con il progetto Cache, svelato dal Wall Street Journal e poi confermato in un’intervista da Caesar Sengupta, General Manager of Payments di Google, l’azienda punta a offrire ai propri clienti già dall’anno prossimo dei conti correnti: lo farà appoggiandosi a Citigroup, gruppo di banche d’investimento e società di servizi finanziari, e a un piccolo lender dell’Università di Stanford.

 

“Il nostro approccio sarà quello di lavorare fianco a fianco con le banche e il sistema finanziario”, ha dichiarato Sengupta. Google quindi non punterebbe a diventare una fintech, bensì a offrire servizi di online banking appoggiandosi ad attori tradizionali. Questo, a detta del general manager, sarà “un cammino lungo da percorrere, ma più sostenibile”. Ma perché mai ci si dovrebbe rivolgere a un servizio bancario veicolato da Google, azienda che già possiede un’incredibile quantità e varietà di dati su miliardi di utenti in giro per il mondo? Non esclusi, come scoperchiato recentemente, i dati sanitari di milioni di cittadini statunitensi.

 

Paradossalmente, la gente potrebbe volere un conto corrente gestito da Google proprio in virtù dell’occhio onnipresente della società di Mountain View sui dati degli internauti (e non). A detta di Sengupta, racchiusa nei futuri servizi di banking ci sarà tutta la capacità di Google nel lavorare su grandi volumi di dati, trasformandoli in prodotti e servizi a valore aggiunto. Il dirigente ha assicurato che i dati relativi a conti correnti, pagamenti e operazioni varie non saranno usati per attività di advertising né condivisi con gli inserzionisti pubblicitari.

 

Il passo di Google nel campo del banking e dei pagamenti era forse solo questione di tempo, considerando che gli altri colossi tecnologici statunitensi lo hanno già compiuto, ciascuno a modo loro. Amazon sta anch’essa discutendo con alcune banche per valutare la possibilità di offrire dei conti correnti online, mentre Apple ha stretto alleanza con Goldman Sachs e con Visa per lanciare la Apple Card (servizio attualmente sotto indagine per il presunto “sessismo” di alcuni suoi algoritmi). 

 

 

Il debutto di Facebook Pay

Quanto a Facebook, con il progetto Libra ha forse voluto fare il passo più lungo della gamba, incappando in contestazioni, indagini e interrogazioni parlamentari. Anche se dovesse essere ridimensionata rispetto alle iniziali ambizioni, la futura criptovaluta del social network si prospetta come rivoluzionaria. Qualche giorno fa l’azienda di Menlo Park ha annunciato il lancio di Facebook Pay, un sistema di pagamento via app unificato per Messenger, Instagram, WhatsApp, funzionante anche per gli acquisti sul Marketplace di Facebook.  Il rollout è cominciato, per il momento solo negli Stati Uniti. In sostanza, l’utente può collegare il proprio account (per tutte le applicazioni citate) a un metodo di pagamento, basato su Pay Pal o su carta di credito o debito, ma non è escluso che in futuro questo servizio si intrecci con Libra.

 

 

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