27/01/2017 di Redazione

Un miliardo all'anno, l'assicurazione anti-cybercrime di Microsoft

Un dirigente della casa di Redmond ha svelato che nei prossimi anni saranno investiti miliardi di dollari (uno ogni dodici mesi) per attività di ricerca e sviluppo nell'ambito della sicurezza informatica. Il principale destinatario sarà la piattaforma Azu

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Più che una strategia di investimento, quasi una tassa annuale o quasi una costosa assicurazione “anti-cybercrimine” che è opportuno pagare: Microsoft spenderà un miliardo di dollari all'anno, da qui al futuro, per attività di ricerca e sviluppo nell'ambito della sicurezza informatica. Lo ha dichiarato Bharat Shah, vicepresidente della divisione security del colosso di Redmond, in un'intervista concessa a Routers a margine della conferenza BlueHat di Tel Aviv.

Non dobbiamo stupirci. Anche le aziende tecnologiche che non sono “security company” in senso stretto stanno investendo massicciamente in questo campo, come dimostrato da Ibm a suon di acquisizioni e nuove assunzioni e dalla stessa Microsoft, entrando nella cerchia dei finanziatori della israeliana Illusive Networks. E sempre in Israele l'azienda nordamericana ha scovato società di security interessanti e meritevoli di essere acquistate: tre in poco più di due anni, rispondenti ai nomi di Aorato, Adallon e Secure Island. Le loro tecnologie sono state integrate all'interno di Azure, la “nuvola” di Microsoft.

Ora la spesa della casa madre di Windows, Office, “dovrà salire man mano che cresce l'utilizzo del cloud”, ha chiarito Shah, lasciando intuire come almeno parte della futura spesa sarà destinata alla protezione e al miglioramento della piattaforma Azure.

Gli attacchi tentati ai danni dei servizi Microsoft, a detta dell'azienda, in tre anni sono cresciuti da una media di 20mila a settimana agli attuali 600-700mila. Il dato è anche motivato da ragioni volumetriche, visto che i clienti di Azure continuano ad aumentare sia in numero, sia nei budget spesi. Quali saranno, sul fronte dell'offerta, le tendenze degli anni a venire? A detta di Shah, ci si dovrà muovere – e così farà Microsoft – sempre più verso soluzioni di autenticazione basate sulla biometria e non soltanto sulle password, come il già esistente Windows Hello.

 

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