12/01/2018 di Redazione

Un miliardo di euro per quattro “supercervelli” europei

La Commissione Europea ha annunciato un investimento da un miliardo di euro, sostenuto da fondi comunitari e da Paesi membri (Italia inclusa). Servirà a creare un'infrastruttura di supercalcolo, EuroHpc, con almeno quattro macchine exascale in funzione e

immagine.jpg

Per far prosperare il supercalcolo, High Performance Computing, c'è bisogno del sostegno dell'Europa. Un sostegno non solo programmatico, nella convizione che il calcolo ad alte prestazioni sia una “risorsa strategica” (così viene definito all'interno del piano Horizon 2020), ma anche e sorpattutto economico. Un budget di un miliardo di euro, appena annunciato dalla Commissione Europea, sosterrà la nuova iniziativa EuroHpc Joint Undertaking: il fine e è quello di “creare un ecosistema europeo di High Performance Computing e Big Data, che sia leader in termini di tecnologie, applicazioni e competenze, sostenuto da un'infrastruttura di calcolo e dati al alte prestazioni di primissimo livello”.

 

L'investimento miliardario sarà alimentato sia da fondi comunitari sia da risorse dei Paesi membri, e servirà a sviluppare nuovi software e hardware, e in particolare una prima generaione di microprocessori ad altissime prestazioni e a basso consumo energetico. Ai primi 486 milioni di euro già allocati si aggiungerà la restante parte entro il 2020, con la prospettiva di poter contare nel Vecchio Continente entro il 2023 almeno quattro “supercervelli” in azione. Un'infrastruttura che apparterrà in condivisione a tutti i Paesi partecipanti, i quali la gestiranno anche congiuntamente. Due dei futuri supercomputer sapranno eseguire una mole quasi inconcepibile di operazioni, cioè 1017 calcoli al secondo, mentre gli altri due si limiteranno – per così dire – a 1016 al secondo, vantando quindi rispettivamente prestazioni exascale e pre-exascale. L'obiettivo finale della Commissione Europea è poi quello di arrivare, in futuro, a macchine capaci di eseguire 1018 operazioni al secondo.

 

Attualmente nessuna nazione europea può, da sola, portare avanti progetti di supercalcolo paragonabili a quelli nordamericani o asiatici. Da qui la necessità di un'azione di ecosistema, che coinvolgerà in prima linea i Paesi sostenitori della dichiarazione EuroHPC, firmata nel marzo 2017 durante la Giornata digitale a Roma inizialmente da Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna; alla lista si sono poi aggiunti Belgio, Slovenia, Bulgaria, Svizzera, Grecia e Croazia. Ma la Commissione incoraggia altri Stati membri e Paesi associati a firmare e, ovviamente, a fornire un contributo finanziario all'iniziativa.

 

 

 

Le missioni di EuroHpc
I “pensieri” dei quattro sistemi di supercalcolo saranno rivolti a diverse attività, a beneficio sia di progetti di enti pubblici, sia di aziende e privati. Il calcolo ad alte prestazioni servirà, anzi è esseniale, per rispondere a
grandi sfide scientifiche e sociali, quali la diagnosi precoce, il trattamento delle malattie, lo sviluppo di nuove terapie basate sulla medicina personalizzata e di precisione. Ma anche a studiare fenomeni come gli uragani e i terremoti, con l'idea di imparare a prevedere e contenere i danni dei disastri naturali.

 

Il mondo imprenditoriale, invece, trarrà dal supercalcolo benefici economici e di innovazione: attraverso la piattaforma europea le aziende medie e piccole potranno accedere a risorse di supercalcolo, altrimenti proibitive per costi, e riuscirano ad accelerare attività varie (come i cicli di progettazione e produzione di nuovi materiali o di sistemi complessi quali le automobili). Non va dimenticata la sicurezza, sia quella informatica sia quella materiale di una nazione: l'High Performance Computing permetterà di sviluppare tecnologie di encryption più evolute, di combattere meglio gli attacchi informatici, di eseguire simulazioni di impianti nucleari, di rinnovare i metodi d'indagine delle forze dell'ordine.

 

ARTICOLI CORRELATI