02/11/2017 di Redazione

Utili esplosivi per Facebook nel terzo trimestre

Numeri cresciuti del 79%, per un fatturato complessivo di 10,3 miliardi di dollari. L’88% delle inserzioni arriva da mobile. Il numero di utenti attivi su base mensile è aumentato del 16%. Nel frattempo il social network prosegue la sua audizione al Senat

Facebook vola anche nel terzo trimestre. Il social network ha riportato utili in crescita anno su anno del 79 per cento, passati da 2,6 a 4,7 miliardi di dollari, per un fatturato complessivo di 10,3 miliardi (più 47 per cento). L’utile per azione (Eps) dopo la diluizione è stato di 1,59 dollari, in aumento del 77 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016. I numeri strabilianti di Facebook non sono però bastati a rassicurare del tutto i mercati: a causa di costi maggiori previsti anche per gli ultimi tre mesi del 2017 (nel Q3 sono cresciuti del 34 per cento) il titolo di Menlo Park ha lasciato sul terreno fino al due per cento. Secondo Mark Zuckerberg, “proteggere la piattaforma dalla diffusione delle fake news e dell’hate speech presenta costi non indifferenti”. Durante la call con gli analisti il Ceo ha infatti spiegato che entro la fine dell’anno prossimo verrà raddoppiato il team di persone dedicato alla prevenzione di questi problemi, per un totale di 20mila addetti.

Tralasciando questo aspetto, non si può dire che i conti di Facebook non siano immacolati. A livello di utilizzo del social network, il numero di utenti attivi su base mensile (Mau) è cresciuto del 16 per cento anno su anno, arrivando a quota 2,07 miliardi. Stesso incremento anche su base quotidiana (Dau), per un totale di 1,37 miliardi di persone che ogni giorno si connettono alla creatura di Zuckerberg.

L’advertising ha portato in cassa 10,1 miliardi di dollari (più 49 per cento) e l’88 per cento degli spot è arrivato dai dispositivi mobili. L’azienda oggi può contare su sei milioni di inserzionisti, mentre Instagram su due milioni. Il margine operativo, infine, è passato dal 44 al 50 per cento, malgrado il numero di dipendenti sia aumentato del 47 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016, toccando quota 23.165 unità.

Proprio mentre il gruppo californiano pubblicava il report trimestrale, il suo primo avvocato Colin Stretch si presentava di fronte alla Commissione Affari Giudiziari del Senato Usa, insieme ai colleghi di Twitter e Google, per rendere conto della pubblicità veicolata dalla Russia sui principali social network durante la campagna per le elezioni presidenziali del 2016. L’obiettivo del Cremlino, secondo il Congresso, era dirottare l’esito del voto popolare.

 

Fonte: Facebook

 

La senatrice democratica delle Hawaii Mazie Hirono ha chiesto a Stretch: “In un’elezione in cui circa 115mila voti avrebbero cambiato il risultato finale, si può dire dire che una propaganda falsa e fuorviante visualizzata su Facebook abbia avuto un impatto determinante?”. Il legale del social network ha risposto sottolineando come l’azienda non sia in grado di “giudicare perché una persona o l’intero elettorato abbiano votato in un certo modo”.

Secondo numeri snocciolati qualche giorno fa dalla stessa società di Menlo Park, i post di propaganda russi (circa 80mila) avrebbero raggiunto 126 milioni di americani fra giugno 2015 e agosto 2017. Ai contenuti si sarebbero aggiunte tremila inserzioni pubblicitarie commissionate da diversi account legati a Mosca. Discorso analogo per Twitter (2.752 profili) e Google: soggetti residenti in Russia hanno speso circa 53mila dollari in spot elettorali e contenuti giudicati manipolatori.

 

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