12/03/2014 di Redazione

VMware Virtual San, lo storage definito dal software

La soluzione per la virtualizzazione delle unità di archiviazione esce dalla versione beta e fa il suo debutto ufficiale. Per migliorare prestazioni, semplificare la gestione e abbassare i costi dei server x86 con vSphere. Luca Zerminiani, Senior System E

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La virtualizzazione dello storage, elemento fondamentale nell’evoluzione verso i data center definiti dal software, fa un importante passo avanti. VMware ha infatti annunciato la disponibilità ufficiale di Virtual San, una soluzione che è stata messa a disposizione nella sua versione “beta” per circa sei mesi e che ora viene promossa a prodotto ufficiale. Virtual SAN entra in un mercato il cui apripista è stato DataCore Software, che da una quindicina di anni lavora su quello che in prima battuta aveva definito come “hypervisor storage” e che ora viene proposto come soluzione per lo storage definito dal software.

Virtual San è integrato nel kernel di vSphere



L’approccio di VMware è prudente: Virtual San, infatti, funziona esclusivamente sullo storage installato nei server x86 (quindi non sui Nas e non sulle batterie di dischi esterne, al contrario di SanSymphony-V di DataCore), ma tra le frecce al suo arco presenta un livello di integrazione con vSphere e una semplicità d’uso che non hanno paragoni. Il suo codice, infatti, è integrato nel kernel di vSphere e questo consente di gestire lo storage con pochi clic in un ambiente familiare.

Dal punto di vista pratico la vera novità è che chi conosce vSphere sa già utilizzare Virtual San, mentre a livello di storage è possibile scalare orizzontalmente aggiungendo server o verticalmente aggiungendo dischi,” dice Luca Zerminiani, Senior System Engineer di VMware Italia. “Parlando di architettura è possibile arrivare fino a 32 server complessivi, ovvero il cluster massimo gestibile da vSphere. In termini di prestazioni riusciamo a raggiungere due milioni di operazioni di I/O per secondo. Da un punto di vista economico Virtual San offre dei vantaggi, perché abbatte i costi dello storage. Questo è molto importante in un contesto in cui i dati crescono anno su anno con ritmi importanti.” Secondo i test condotti da VMware, parlando di spese in conto capitale (Capex) Virtual San costa fino a 25 centesimi di dollaro per I/O e 50 centesimi di dollaro per gigabyte, valori molto bassi rispetto a quelli di sistemi gestiti in modo tradizionale.

Luca Zerminiani, Senior System Engineer di VMware Italia



VMware sottolinea l’importanza dell’essere indipendenti dall’hardware, dato che Virtual SAN è in grado di operare su macchine di diversi produttori. Le strade per la sua adozione sono due. La prima è quella di acquistare server pre-configurati e certificati da VMware, la seconda è quello di ricorrere a macchine già esistenti o assemblate su misura confrontandosi con una lista di compatibilità che oggi annovera oltre 150 componenti diversi. I sistemi completi già certificati sono invece tredici.

Per poter trarre un beneficio reale in termini di prestazioni bisogna tener conto di un elemento essenziale. “Il prerequisito per poter utilizzare Virtual San,” spiega Zerminiani, “è che il server ospiti una combinazione di dischi allo stato solido e dischi più capacitivi, come le comuni unità SATA. Ogni singolo server deve quindi avere almeno un disco per tipologia.”



Confrontando le caratteristiche di Virtual San con l’approccio alla virtualizzazione dello storage scelto da Emc con la sua soluzione ViPR emerge una differenza fondamentale. “ViPR offre un’astrazione dello storage più ampia,” commenta Zerminiani. “Virtual San ha senso per un cliente che ha abbracciato la logica del software defined data center. Nello specifico tecnologico, se vengono utilizzati sistemi di storage esterni c’è bisogno di una soluzione che eventualmente complementi Virtual San.” Per altro VMware sta sviluppando una soluzione, battezzata vVol (Virtual Volume), capace di portare le stesse logiche di Virtual San sui dischi esterni.

Ora che Virtual San è un prodotto ufficiale e non più una soluzione in beta test sarà interessante capire le sue potenzialità. “Il programma beta ha avuto un grande successo, con oltre dodicimila download e feedback eccellenti dai nostri clienti,” dice Zerminiani. “Il 95 per cento di loro raccomanderebbe questa soluzione, mentre il 90 per cento ritiene che Virtual San sarà per lo storage quello che vSphere è stato per i server.” Questo non basta a fare una stima sul livello di adozione, ma in VMware si dicono molto fiduciosi e si attendono una crescita molto rapida.

Lo storage installato sui server x86 può essere gestito da un'unica interfaccia



Con Virtual San cambia la prospettiva dello storage,” conclude Zerminiani. “Oggi si prende un disk array, si configurano le Lun e si presentano all’infrastruttura, con diverse capacità e performance. Virtual San ribalta questa logica: non è più incentrata sul dispositivo, ma sulla macchina virtuale. Per ognuna di esse si specificano le caratteristiche dello storage in termini di capacità e prestazioni, poi si definiscono i livelli di affidabilità. Virtual San crea automaticamente i dischi adatti, magari conservando più copie del dato per le macchine a cui serve maggiore affidabilità e utilizzando la cache quando invece servono prestazioni.

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