20/11/2014 di Redazione

WhatsApp sfida gli spioni, messaggi crittografati su Android

L’ultima versione dell’app per la piattaforma Android introduce un livello di encryption dei messaggi end-to-end. Fanno eccezione le chat di gruppo e i contenuti multimediale. Un guanto di sfida lanciato contro la Nsa e l’Fbi?

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Solitamente citata in relazione al cloud e ai social network, la privacy è anche una “spina nel fianco” per le applicazioni di instant messaging per dispositivi mobili. Ovvero, per antonomasia, WhatsApp: il servizio, da poco diventato proprietà di Facebook, ha aggiunto nella sua ultima versione un livello di crittografia end-to-end per i dispositivi Android. Il che significa che i testi scambiati fra due smartphone o tablet basati su piattaforma del robottino risultano leggibili solo per il mittente e il destinatario della comunicazione, e crittografati in tutte le fasi della trasmissione del messaggio. WhatsApp stessa non è in grado di decifrare i messaggi, né lo sarebbe in caso di richieste da parte di governi e forze di polizia.

La procedura di encryption si attiva in automatico, senza che all’utente sia richiesto alcun particolare settaggio dell’applicazione. Questo fatto è lungi dall’essere un tecnicismo, non solo perché tocca direttamente l’immensa platea degli utilizzatori di WhatsApp (la media degli utenti attivi mensilmente ha superato i 600 milioni), ma perché appare anche come una scelta, per così dire, politica.

Recentemente sia il governo statunitense, sia l’Fbi hanno espresso preoccupazioni in merito alla scelta di Google di impostare l’encryption automatico su Android Lollipop, l’ultima versione del sistema operativo, mentre l’ex rappresentante legale della National Security Agency ha addirittura ironizzato sui tentativi (a suo dire inutili) di Big G e di Apple di proteggere dati che dovrebbero poter essere disponibili alle autorità qualora sussitano ragioni di investigazione e pubblica sicurezza.

Da una parte, insomma, ci sono i governi, le forze di polizia e le agenzie investigative, dall’altra gli utenti e il loro diritto alla privacy. Schiacciati in mezzo a due spinte opposte, i fornitori di tecnologia stanno tentando di innalzare le barriere della sicurezza e riservatezza dei dati.

 

 

La nuova capacità di encryption inserita nell’applicazione è opera di Open Whisper Systems, un’organizzazione non commerciale che promuove i principi dell’open source, i cui sviluppatori hanno già creato applicazioni come Signal e Redphone (utili per fare telefonate cifrate su dispositivi iOS e Android) e TextSecure (instant messaging).

Un accorgimento per gli utenti di WhatsApp su Android: la crittografia automatica al momento si applica ai soli messaggi scambiati fra singolo mittente e destinatario e non alle chat di gruppo né ai contenuti multimediali. In ogni caso, l’encryption end-to-end è solo il primo passo di un percorso pro-privacy che (come riporta The Verge) WhatsApp avrebbe iniziato proprio in seguito all’acquisizione da parte di Facebook.

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