26/04/2018 di Redazione

Whatsapp vietato agli under 16 europei: ma chi controllerà?

L’applicazione si adegua al Gdpr e innalza il limite di età per l’iscrizione alla piattaforma. Ma non sono previste verifiche proattive sulle dichiarazioni fornite dagli utenti. Secondo il regolamento sulla privacy, i provider non possono utilizzare i dat

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Niente più Whatsapp per gli under 16 europei. L’applicazione di messaggistica istantanea, di proprietà di Facebook dal 2014, ha aggiornato i propri termini di servizio, limitando l’utilizzo della piattaforma solo a chi abbia 16 anni. Per tutti gli altri mercati extra-Ue rimane ancora valido il limite precedente dei 13 anni. La decisione presa dall’azienda statunitense riguarderà decine di milioni di potenziali utenti, anche se non è affatto chiaro come Whatsapp potrà effettivamente verificare l’età della persona. Al momento è palese come il controllo sia impossibile ed è probabile che la piattaforma si limiterà a richiedere esplicitamente l’età dell’interessato, il quale potrà barare senza problemi. Ma, in questo modo, la società controllata da Facebook avrà rispettato i nuovi paletti imposti dal Gdpr, il regolamento europeo sulla privacy dei dati che sarà operativo dal 25 maggio in tutti i Paesi della Ue.

In particolare, l’articolo 8 del Gdpr chiarisce che il trattamento delle informazioni degli under 16 è lecito “soltanto se e nella misura in cui tale consenso è prestato o autorizzato dal titolare della responsabilità genitoriale. Gli Stati membri possono stabilire per legge un'età inferiore a tali fini purché non inferiore ai 13 anni”. Ma, attenzione, il regolamento parla di trattamento dei dati e non che un fornitore di servizi come Whatsapp non possa concludere un contratto con un minore.

Secondo il Gdpr, i provider non possono più utilizzare le informazioni raccolte fra gli under 16 per scopi che ricadano al di fuori della mera erogazione del servizio. Come, ad esempio, la profilazione pubblicitaria o la cessione a terzi. È chiaro quindi che la strategia di Whatsapp sia solo economica: non potendo più sfruttare i dati degli under 16 per altri motivi, diventa non remunerativo fornire l’accesso alla piattaforma a questa fascia di utenti.

Con l’aggiornamento dei termini, l’applicazione chiarisce in modo inequivocabile come il suo utilizzo comporti la raccolta di dati sugli utenti, allo stesso modo di quanto faccia Facebook. Non si parla dei contenuti delle chat o delle telefonate, ma di tutta una serie di metadati preziosi soprattutto per la profilazione pubblicitaria: sistema operativo, modello di cellulare, per quanto tempo viene utilizzata l’applicazione e così via.