17/02/2015 di Redazione

Wind e 3 Italia, rumors sul “terzo polo”: fusione alle porte?

Il Giornale dà per certe le indiscrezioni sull’accordo, chiacchierato da tempo, che porterebbe alla creazione di un nuovo colosso della telefonia, capace di combattere ad armi pari con Vodafone e Telecom Italia con un bacino d’utenza di 33 milioni di pers

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Lo scenario telco italiano potrebbe presto, prestissimo, subire una virata oligopolistica. L’ipotesi di una fusione fra Wind e 3 Italia, chiacchierata da anni e più volte arenatasi, torna alla ribalta dopo un articolo di Il Giornale, che la spaccia come molto probabile e imminente. “Secondo indiscrezioni raccolte dal Giornale", si legge, "i vertici degli azionisti ieri erano riuniti a Londra ospiti degli uffici della Deutsche Bank per chiudere l’affare”, affare che quindi potrebbe essere annunciato in questi giorni. In assenza di una smentita da parte dei diretti interessati, la presunta notizia ha fruttato a Telecom Italia un rialzo del titolo del 3,4%, fino a quota 1,032 euro per azione.

Il motivo è presto detto: come da dichiarazione di un trader, riportata da Reuters, l’ipotesi di una fusione fra le due società concorrenti di Telecom “porterebbe a minore competizione sui prezzi e quindi a un miglioramento dei conti di tutti gli operatori”. Il che sarebbe una buona notizia per le telco, dopo anni di calo delle tariffe e, dunque, della redditività, mentre per converso agli utenti di telefonia fissa e mobile italiani le conseguenze di una fusione potrebbero andare di traverso.

D’altra parte, pur avvantaggiate dalla riduzione del numero dei competitor e della pressione sui prezzi, Telecom Italia e Vodafone vedrebbero ridotto il margine di vantaggio rispetto agli operatori minori. Insieme, Wind e 3 Italia vantano un bacino di clientela di 33 milioni di italiani (rispettivamente, 23 e dieci) e 7 miliardi di euro di ricavi. Un vero e proprio terzo polo, capace di presidiare la telefonia mobile e quella fissa, nonché il mercato dei servizi Internet.

Fino a oggi il matrimonio fra le due realtà si è arenato per tre ragioni. La prima è la disputa sulla spartizione delle quote: Vimpelcom, la società che controlla Wind, punterebbe a suddividerle equamente, mentre Frank Sixt, il direttore finanziario di Hutchison Whampoa (colosso cinese proprietario del gruppo Umts 3, di cui fa parte anche 3 Italia) punterebbe alla maggioranza. Entrambe le proprietà negli scorsi anni hanno investito sui due carrier nostrani, ovvero 6,8 miliardi di euro nel caso di Vimpelcom su Wind e addirittura 13 miliardi per Hutchison Whampoa e 3 Italia.

Il secondo ostacolo è legato al debito di 9,5 miliardi di euro che pesa sulle casse di Wind, mentre ancor più spinosa è la terza ragione che finora ha bloccato le trattative, quella che riguarda la valutazione delle due società. Il criterio usuale, quello che calcola il valore complessivo delle aziende telco moltiplicando per sette l’Ebtida, in questo caso non può essere applicato a causa della redditività ancora non soddisfacente di 3 Italia.
 

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