Wind sta prendendo in considerazione l'esternalizzazione dei servizi di rete, e quindi potenzialmente la cessione di un intero ramo d'azienda. Un valore totale che potrebbe raggiungere i tre miliardi di euro, e un totale di 1600 persone impiegate. Sarebbero diversi i potenziali acquirenti interessati, tra cui Huawei, Ericsson e Nokia Siemens Networks.
Non è la prima volta che l'argomento sale agli onori delle cronache. Anzi, è ormai considerata una certezza il fatto che Wind si voglia scrollare di dosso la gestione e la manutenzione dell'infrastruttura, per concentrarsi esclusivamente sul resto delle attività. Ne ha parlato pubblicamente l'Amministratore Delegato Ossama Bessada la settimana scorsa.
Wind vuole liberarsi della rete: in lizza per aggiudicarsela ci sono Huawei, Nokia Siemens Networks ed Ericsson
Wind tra l'altro non è nemmeno l'unica a voler esternalizzare la rete mobile, e infatti anche Tre Italia e Vodafone hanno già compiuto questo passo. Wind ci sta pensando dallo scorso maggio, periodo in cui l'azienda commissionò un'indagine esplorativa volta a comprendere se ci fossero le condizioni per eseguire l'operazione. A settembre poi si sono delineati i nomi dei potenziali acquirenti.
In ogni caso non è stata detta ancora nessuna ultima parola, anche perché Wind deve ancora completare il passaggio al 3G e potrebbe trovare conveniente tenersi "in casa" questa attività. D'altra parte nei prossimi mesi l'azienda, come i concorrenti, sarà occupata nel mettere a frutto i risultati della recente asta delle frequenze LTE. Si dovrà mettere in piedi un nuovo network, capace di far funzionare i dispositivi di nuova generazione, e gli operatori telefonici vogliono chiaramente concentrare le proprie risorse interne in questa nuova avventura.
Insomma, gli operatori mobili non vedono l'ora di disfarsi delle "vecchie" infrastrutture in favore di quelle nuove. Un comportamento diametralmente opposto a quello che di Telecom con la rete in rame e quella in fibra, visto che Bernabè non vuole sentir parlare di scorporo nemmeno da lontano, né tantomeno di prezzi orientati al costo.
D'altra parte è stato chiaro anche Calabrò, Presidente di AGCOM: la tecnologia LTE non può sostituire la tradizionale ADSL. Due mercati diversi che possono coesistere senza disturbarsi a vicenda. E che, a quanto pare, portano a strategie industriali molto diverse.