29/06/2015 di Redazione

Windows 10 a un mese dal debutto, fra update obbligatori e attese

Gli utenti delle versioni Home e Pro saranno tenuti a installare tutti gli aggiornamenti rilasciati da Microsoft, pena la rinuncia al supporto di sicurezza. Per chi acquista ex novo, il costo sarà di 135 euro. Quanti vogliono passare a “ten”? Secondo un’i

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Conferme, smentite, indiscrezioni: il countdown verso il rilascio di Windows 10, fissato per il 29 luglio, è costellato di notizie e chiacchiere di ogni genere, come si addice a qualsiasi prodotto tecnologico circondato da sufficiente attesa. Nel terreno dell’ufficialità, in questi giorni da Microsoft è arrivato un nuovo dettaglio riguardante la gestione del sistema: gli utenti Pc di Windows, sia della versione Home sia della Pro, saranno costretti a installare tutti gli aggiornamenti e le patch rilasciate, a meno di rinunciare agli update di sicurezza.

Chi installa Windows 10 Home rientrerà in un programma chiamato “Current Branch” con la possibilità di scegliere in quale “anello” inserirsi, un po’ come già accade per i betatester del programma Insider (in quest’ultimo caso, con due opzioni di velocità, Fast e Slow Ring). Optando per il circuito più rapido si riceveranno subito tutti gli aggiornamenti e le nuove funzionalità,  anche con il rischio di installare elementi instabili, mentre chi è nell’anello più lento aspetterà dalle due alle quattro settimane.

Per gli utenti Windows 10 Pro i programmi previsti sono il “Current Branch for Business” e il  classico “Windows Server Update Service”. Nel primo caso si potrà rimandare fino a quattro mesi l’installazione forzata degli update; nel secondo, fino a otto mesi. Tempistiche a parte, la sostanza è la medesima per tutti: gli aggiornamenti vanno accettati, altrimenti si esce anche dal circuito (separato) degli update di sicurezza, vitali per un prodotto come Windows. Soltanto a chi ha un licenza di livello superiore, cioè Windows 10 Enterprise, rientrando nel programma “Long-term Service Branch” avrà completo controllo su quali elementi installare, senza penalizzazioni.

La logica, annunciata dalla casa di Redmond già lo scorso gennaio, è quella di fornire un “Windows as a service”, mutevole nel tempo, continuamente aggiornato e sicuro. Ma i nuovi dettagli non sono piaciuti a commentatori come Gordon Kelly di Forbes, secondo cui l’intenzione di Windows 10 è quella di trasformare i suoi utenti in “porcellini d’India” senza volontà né libertà decisionale. Addirittura, a voler essere complottisti, a detta del giornalista si potrebbe pensare che la casa madre abbia orchestrato questo schema per imporre dei pagamenti a coloro che utilizzano Windows 10 a seguito di un update – gratuito per il primo anno – da Seven, Vista, 8 o 8.1. Si tratta, chiaramente, di una mera ipotesi. E anche quella che, citando Forbes, per qualcuno potrebbe essere “una perdita di libertà impossibile da digerire”, per la maggior parte degli utenti sarà semplicemente una procedura comoda per tenere i propri sistemi aggiornati.

 

 

Non un’ipotesi, ma un dettaglio sfuggito all’azienda di Redmond, è invece il costo del sistema operativo per i pochi che dovranno acquistarlo ex novo: 135 euro. La cifra è comparsa nell’applicazione “Ottieni Windows 10” e si riferisce alla versione Home venduta in Europa. L’informazione coinvolge in ogni caso pochi utenti perché chi è in possesso di un Pc acquistato negli ultimi sei anni, cioè dal rilascio di Seven, e chi ne acquisterà uno nuovo avrà diritto a un anno gratuito di Windows 10.

La terza notizia di questi giorni arriva da Samsung: la casa sudcoreana ha promesso di risolvere nei prossimi giorni un problema emerso la settimana scorsa, ovvero un difetto dell’applicativo Sw Update che disattiva gli aggiornamenti automatici di Windows. “Samsung è impegnata per la sicurezza”, ha specificato l’azienda, “e continuiamo a dare lavore alla nostra collaborazione con Microsoft. Rilasceremo una patch notificandola attraverso Samsung Software Update per ripristinare le impostazioni raccomandate di Windows Update, entro pochi giorni”.

Potenziale per volare alto e difficoltà da superare
L’obiettivo di Microsoft è ambizioso: poter contare un miliardo di dispositivi Windows 10 attivi nel mondo entro i prossimi due o tre anni. Chiaro è che per raggiungerlo servirà il traino dell’utenza business, sia di quella già transitata a Windows 8 negli ultimi due anni e mezzo (anni di forte crisi per il mercato dei Pc, impossibile dimenticarlo) sia di quella rimasta ancorata a Seven o, peggio, al non più supportato Windows Xp.

Ce la farà? Qualche indicazione arriva da un sondaggio realizzato da Spikeworks per conto della società di sicurezza Code42. Fra i manager intervistati a maggio in Europa, Nord America, Asia e Africa, appartenenti ad aziende da uno a oltre mille dipendenti, quasi la metà (49%) si è detta “fortemente interessata” al nuovo sistema operativo, mentre un ulteriore 23% si è definito “interessato”. Il 40% degli interpellati ha intenzione di effettuare l’upgrade entro un anno dal rilascio (e fra costoro il 5% progetta di farlo subito), mentre il 33% provvederà entro al massimo due anni.

 

 

Fra i timori più citati dai manager, quello che il passaggio al nuovo sistema operativo possa generare incompatibilità con la dotazione software e hardware esistente in azienda. Ci si preoccupa, inoltre, della presenza di difetti all’interno di un prodotto ancora non perfezionato e della necessità di formare il personale all’utilizzo di una piattaforma nuova.

Le premesse per il successo, in ogni caso, sono buone. Nelle organizzazioni censite il 93,6% dei sistemi desktop presenti è compatibile con l’upgrade, avendo installato Seven o versioni successive. “Windows 10 ha il potenziale per volare alto nel mondo Pc”, si legge nella ricerca. “In ogni caso, resta da vedere se il nuovo sistema operativo potrà essere oppure no popolare nel crescente numero di dispositivi mobili usati in azienda”. Fra gli ostacoli da superare spiccano il piccolo market share degli attuali Windows Phone e il minore popolamento dell’app store, se paragonato con quelli di iOS e Android.

 

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