02/11/2015 di Redazione

Windows 10, Microsoft cambia verso: nel 2016 update raccomandato

Dopo una prima fase di aggiornamenti facoltativi, il colosso di Redmond prova a far spiccare il volo al proprio sistema operativo. Abolito il processo di prenotazione, presto l’upgrade verrà catalogato come “opzionale” in Windows Update, per diventare tra

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Microsoft prova a spingere la diffusione di Windows 10 cambiando le modalità con cui il sistema operativo verrà distribuito agli utenti. Per ricevere l’aggiornamento è stato finora necessario prenotarsi, “chiedendo” l’upgrade a Microsoft tramite una funzionalità dedicata. In questo modo, non appena disponibile, l’aggiornamento viene consegnato ed è pronto per l’installazione. Secondo quanto annunciato dal colosso di Redmond, circa 110 milioni di dispositivi nel mondo sono passati a Windows 10 sfruttando questo processo. “Ma questo doppio passaggio ormai non è più pertinente, in quanto ci troviamo oltre la fase di preordine e Windows 10 è già disponibile immediatamente”, ha scritto Terry Myerson in un blogpost dedicato. “Con l’obiettivo di snellire il processo distribuiremo in modo automatico l’upgrade non appena vi sarete prenotati. Prima che l’aggiornamento modifichi il sistema operativo del vostro dispositivo, però, verrete avvisati e vi sarà chiesto se proseguire o meno”. Comunque, ha sottolineato Myerson, sarà sempre possibile tornare all’os precedente (Windows 7, 8 o 8.1) entro 31 giorni dall’update. Ma la strategia di Microsoft è destinata a cambiare ancora.

L’upgrade a Windows 10 verrà innanzitutto catalogato a breve come “opzionale” all’interno di Windows Update, per poi diventare “raccomandato” all’inizio del 2016. Non si tratta di un passaggio insignificante: in questo modo, i dispositivi con l’opzione di installazione automatica degli update verranno forzati a implementare l’aggiornamento al primo riavvio utile. Gli utenti, in particolar modo quelli che utilizzano connessioni Internet a consumo, potranno ancora disabilitare la funzione di upgrade automatico del sistema operativo, ma questo comportamento è stato fortemente stigmatizzato da Microsoft a causa “delle costanti minacce” che corrono sul Web.

Per aumentare ulteriormente la propria base utenti, il colosso di Redmond cercherà inoltre di “perdonare” i possessori di licenze pirata. Come? Con un esperimento, che partirà inizialmente negli Stati Uniti, ma che se dovesse funzionare verrà poi esteso anche ad altri Paesi. “Una delle cose più interessanti che abbiamo imparato da questo processo di aggiornamento è lo sforzo creativo profuso da alcuni clienti che possiedono copie non autentiche di Windows 7 o 8.1, nel tentativo di passare a Windows 10”, ha sottolineato non senza ironia Myerson nel blogpost.

“A questi utenti vogliamo offrire un’opportunità unica per ottenere una licenza originale tramite il Windows Store o utilizzando un codice di attivazione acquistato in altro modo”, ha continuato il manager. “Se questi meccanismi dovessero rivelarsi utili per consentire l’abbandono di copie non legali, allargheremo l’esperimento”. Le ultime parole di Myerson sembrano quindi confermare quanto dichiarato proprio dallo stesso funzionario lo scorso marzo, che alla Reuters aveva annunciato: “Tutti coloro che dispongono di un dispositivo qualificato potranno aggiornare a Windows 10, anche chi usa oggi copie pirata”.

 

Una schermata di Windows Update

 

Una frase che aveva però costretto Microsoft a una frettolosa retromarcia, tramite le parole di un portavoce: “Con Windows 10, benché i computer con versioni contraffatte potrebbero essere in grado di eseguire l’upgrade, quest’ultimo non cambierà la genuinità della licenza”. I possessori di licenze non originali, secondo la prima versione, potranno sì effettuare l’aggiornamento, ma non riusciranno a scaricare correttivi e update di sicurezza rilasciati da Microsoft. Cosa cambierà da qui in avanti? Si vedrà.

 

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