17/02/2014 di Redazione

Windows Xp, il problema è la sicurezza

Ad aprile Microsoft cesserà il supporto al suo sistema operativo più famoso, ancora ampiamente utilizzato dalle Pmi italiane. Come dimostra un ricerca Idc che evidenzia le false sicurezze delle nostre aziende

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Dopo 12 anni è arrivato il momento dell'addio a Windows Xp, il cui supporto da parte di Microsoft terminerà il prossimo 8 aprile. Per capire cosa questo sistema operativo abbia significato e quali sono le prospettive di evoluzione futura, Microsoft ha organizzato un incontro con la stampa in cui sono stati presentati i risultati di una ricerca Idc realizzata sulle Pmi italiane. Condotta su un campione di 850 aziende con un numero di dipendenti compreso tra sei e cinquecento, l’indagine si è focalizzata su tre aspetti fondamentali: lo stato dell'arte della sicurezza nelle Pmi, la diffusione di Windows Xp in queste imprese e l’adozione di nuove tecnologie, in particolare dei tablet.

Le piccole e medie imprese ritengono di essere consapevoli dello scenario relativo alla sicurezza, ma esiste un gap fra la loro percezione e la situazione effettiva,” ha spiegato Fabio Rizzotto Research and Consulting Director di Idc Italia. “A compensare questa differenza c'è il canale, l'ecosistema che supporta le aziende. Rispetto a Windows Xp, si conferma che questo è ancora il principale sistema operativo utilizzato sui client, mentre sul fronte delle nuove tecnologie i tablet non vengono percepiti come meno sicuri rispetto ai Pc.



La sicurezza è un elemento cardine nella strategia di Microsoft per spingere le aziende a migrare verso sistemi operativi più nuovi. “Gli aggiornamenti per le firme e i motori antivirus continueranno fino al 14 luglio 2015, ma questa attività rappresenta solo una piccola percentuale della sicurezza in termini di protezione del sistema operativo,” afferma Carlo Mauceli, Chief Technology Officer di Microsoft Italia.

La fine del supporto a Windows Xp significherà che il ritmo degli aggiornamenti di sicurezza non potrà continuare nello stesso modo,” ribadisce Carlo Puarassanta, Amministratore Delegato di Microsoft Italia. “C'è un bisogno di modernizzazione, soprattutto nelle piccole e medie aziende, che magari stanno sottostimando sia le problematiche di sicurezza sia cosa potrebbe significare la trasformazione dei processi aziendali in chiave più moderna. Molti clienti dicono ancora che quando migreranno lo faranno a una versione ‘x-1’. Seguire questa strategia oggi (scegliendo Windows 7, ndr) significa rimanere indietro di cinque anni.



Il tema dell’invecchiamento tecnologico non è secondario. “Windows Xp risale a dodici anni fa,” racconta Purassanta. “Nel 2001 non c'erano gli smartphone, Google aveva solo quattro anni, e Facebook non esisteva ancora. E’ un periodo veramente antico dal punto d  i vista tecnologico. La politica di Microsoft è la più chiara fra quelle di tutti i fornitori It: dal momento del lancio di un prodotto offriamo cinque anni più cinque di supporto. Per Xp abbiamo fatto un'eccezione perché è stato un prodotto estremamente diffuso, ma dodici anni sono davvero tanti. Da allora tutto è cambiato, nella tecnologia sono stati fatti passi da gigante e nel frattempo sono arrivati tre nuovi sistemi operativi. Se un'azienda sta usando un prodotto tecnologico di dodici anni fa significa che non sta facendo innovazione”.

Eppure Windows Xp è ancora molto utilizzato nelle aziende italiane. Secondo la ricerca di Idc, il 23,8 per cento delle Pmi italiane “vanta”, per così dire, oltre l’80 per cento del parco macchine con questo sistema operativo, mentre un altro 12,1 per cento ne ha una quota compresa tra il 50 e l’80 per cento. La situazione si fa ancora più sconfortante nella Pubblica Amministrazione Locale, dove i valori raggiungono rispettivamente il 43 e il 23,1 per cento. Il settore dove le cose vanno un po’ meglio è quello del commercio, con il 15,6  e l’8,8 per cento.



In questo contesto, le aziende ritengono di avere una conoscenza solida nell'ambito della sicurezza: oltre l'80 per cento del campione pensa di padroneggiare ampiamente il tema, affermando di essere molto o abbastanza informato e aggiornato. Il canale di informazione principale sulla sicurezza è costituito dai partner (a cui si affida oltre il 52 per cento delle aziende), seguito da motori di ricca (35,3%), dai siti web dei produttori di software (34,8%) e dalle reti personali e professionali (31,7%). Riviste specializzate, siti di settore e quotidiani si fermano a circa il dieci per cento ciascuno.

A dipingere però un quadro drammatico è il fatto che nel 44,1 per cento delle aziende interpellate non esiste una figura specifica che si prenda cura degli aspetti della sicurezza, nemmeno il responsabile It. E un altro 32,8 per cento si affida totalmente a un partner o a un consulente esterno. Solo nelle imprese più grandi, quelle che hanno almeno cinquanta addetti, la situazione migliora. In queste realtà, oltre il 37 per cento affida questa responsabilità all’It Manager, mentre un’altra quota significativa si avvale comunque di una risorsa che risponde all’It Manager.



Se le aziende non sembrano molto concentrate sul tema della sicurezza, le evoluzioni tecnologiche dell’hardware non portano particolare ottimismo. Nel 21,6 per cento dei casi i tablet sono stati adottati come strumento aziendale. E secondo la ricerca Idc, il 72 per cento del campione ritiene questi strumenti sicuri come i tradizionali portatili, mentre quasi il 21 per cento li ritiene addirittura più sicuri. Peccato che Android da questo punto di vista sia invece piuttosto lacunoso. E allora abbandonare Windows Xp per abbracciare la piattaforma di Google non sembra la mossa più azzeccata.

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