13/06/2018 di Redazione

Zte crolla in Borsa sotto il peso delle sanzioni Usa

La querelle fra l’azienda e la Casa Bianca sembra non trovare ancora un epilogo. Il colosso cinese ha perso tre miliardi di dollari a Hong Kong e si prepara ad affrontare un’altra decisione del Congresso statunitense.

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Al ritorno sul mercato borsistico dopo il “patto” con gli Usa, Zte ha perso in pochi minuti tre miliardi di dollari di valore sulla Borsa di Hong Kong, registrando un calo di oltre il 40 per cento e toccando il prezzo più basso dell’ultimo anno, pari a 14,98 dollari di Honk Kong. Situazione analoga sul mercato cinese, dove il titolo ha registrato un risultato negativo del 10 per cento sulla quotazione, massima perdita possibile giornaliera secondo la normativa vigente nel Paese del Dragone, toccando un prezzo di 28,18 yuan. Sulle performance borsistiche pesa evidentemente l’accordo chiuso la settimana scorsa con il presidente Donald Trump. Zte ha trenta giorni per pagare un miliardo di dollari di multa per non aver rispettato i termini della precedente sanzione imposta dal governo statunitense. Inoltre, entro la prima settimana di luglio, dovrà provvedere anche alla sostituzione dell’intero consiglio di amministrazione e alla costituzione di un comitato di controllo interno a trazione statunitense.

Entro il mese successivo, infine, la compagnia cinese dovrà versare quattrocento milioni di dollari a titolo di garanzia per eventuali future infrazioni. Dopo il mese di sospensione delle attività, Zte vorrebbe quindi ripartire, consapevole di dover valutare attentamente l’impatto che questa serie di esborsi potrebbe avere sul prossimo trimestre di attività. Ma la Casa Bianca sembra non voler dare pace all’azienda di Shenzhen.

I senatori statunitensi hanno infatti dichiarato di voler portare avanti un emendamento bipartisan a difesa della sicurezza del paese. Persistono i dubbi in termini di cybersecurity dei prodotti targati Zte e Huawei, e il Congresso vuole porre un bando sui contratti governativi, impedendo alle società cinesi di operare sul mercato Usa. Sul futuro dell’azienda, quindi, ancora nessuna certezza, come dimostrano anche le reazioni dei mercati asiatici. Al gruppo di Shenzhen non resta che provvedere ad adempiere a tutti i suoi obblighi, in attesa della prossima mossa degli Stati Uniti.

 

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