AGCOM regala 1,1 miliardi a Telecom in 5 anni
L'accusa mossa dagli operatori alternativi di telecomunicazioni Aiip, Fastweb, Wind, Vodafone, Tiscali e Welcome Italia agli aumenti dei prezzi all'ingrosso concessi da AGCOM in favore di Telecom Italia, porterebbero in 5 anni a un esborso aggiuntivo di 1,1 miliardi di euro. Un regalo che sottrae soldi agli investimenti sulla fibra e l'NGN
Pubblicato il 24 settembre 2010 da Francesco Di Martile

Hanno colto l'occasione di avere davanti Corrado Calabrò per sottolineare che dai loro calcoli la recente proposta di aumento delle tariffe all'ingrosso per "l'unbundling del local loop", ossia gli affitti che pagano a Telecom Italia per usare la rete in rame e portare i propri servizi ad aziende e famiglie, costerà fino al 2015 1,1 miliardi di euro.

Secondo gli operatori "alternativi" AGCOM regala a Telecom 1,1 miliardi fino al 2015 con le nuove tariffe
"Risorse sottratte alla capacità d'investimento degli stessi operatori sulla fibra e che andrebbero invece ad aumentare la profittabilità della rete in rame compromettendo irrimediabilmente il quadro competitivo e gli investimenti per lo sviluppo di reti di nuova generazione da parte di tutti gli operatori alternativi".
Insomma il lamento è chiaro: se si aumenta la redditività di Telecom Italia dalla rete in rame, si sottraggono tanti soldi ai suoi concorrenti e non si induce TI a investire sulla rete NGN in fibra.
Corrado Calabrò, presidente AGCOM ha ribattutto che "il prezzo proposto per il 2010 è solo di 30 centesimi superiore a quello del 2003" e che attualmente l'Italia ha il valore dell'unbundling "inferiore a quello dei principali Paesi Europei".
In realtà, Marco Pierani aveva fatto due conti sugli aumenti proposti da AGCOM e sottolineato come a un periodo di declino dei prezzi all'ingrosso della rete in rame con le nuove tariffe si torna ad aumentarli del 24% in due anni con un movimento in antitesi a quanto accade nella UE.

Il calcolo delle diminuzioni e aumenti delle tariffe di unbundling fatto da Marco Pierani
Ora viene la valutazione degli "alternativi" per il prossimo quinquennio che stimano, insomma, un costo aggiuntivo veramente rilevante: 1,1 miliardi che sono veramente tanti.
Venendo alle osservazioni che sempre gli operatori "altri" hanno portato al tavolo di Calabrò a proposito della questione Next Generation Network e delle regole che dovranno regolamentarla, hanno chiesto di "confermare in capo a Telecom Italia gli obblighi di unbundling e bitstream della fibra su tutto il territorio nazionale".
Non solo, deve far valere questo obbligo ovunque. Perché "la segmentazione geografica dei mercati avrebbe il solo effetto di azzerare la competizione nelle aree interessate, ricreando anche nella fibra il monopolio in rame".
Conclusione: per gli aumenti dell'unbundling occorre aspettare il parere della Commissione UE.
Per le altre questioni, ossia il "free access" e differenziazione del Paese sulla base della potenziale redditività e competitività siamo ancora al muro contro muro. Come se la Raccomandazione della UE non fosse mai pervenuta.
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