AI generativa e copyright, l’Europa vuole trasparenza
Secondo la proposta della Commissione Europea, le aziende sviluppatrici di applicazioni di intelligenza artificiale generativa dovranno dichiarare le fonti usate per il training degli algoritmi.
Pubblicato il 28 aprile 2023 da Valentina Bernocco

Mettere i paletti all’AI generativa per difendere la proprietà intellettuale: l’Europa accelera sulla definizione di nuove norme per la tutela del copyright in relazione alle applicazioni di intelligenza artificiale che, come la più nota ChatGPT, sanno creare contenuti (testi, immagini, audio) a partire da input testuali. Recentemente in Germania decine di sindacati e associazioni di categoria hanno sollevato il problema, mentre in tutto il mondo autori, giornalisti, fotografi, case editrici, designer, artisti e creativi si stanno chiedendo quali saranno gli impatti dell’AI generativa sulla propria professione, se essa sia soprattutto uno strumento da sfruttare o qualcosa di cui avere paura.
Riporta Reuters che la Commissione Europea ha raggiunto con il Parlamento Ue un “iniziale accordo” su una proposta regolatoria sul tema. Il testo sarà discusso dalle rappresentanti delle due istituzioni insieme al Consiglio Europeo, una fase di negoziato informale che nell’iter legislativo dell’Ue è definita come “trilogo”.
In base al testo finora delineato, le aziende come OpenAI (sviluppatrice di ChatGPT e dei large language model alla base del chatbot), la sua finanziatrice Microsoft, Alphabet, Alibaba, Baiudu e le molte startup attive nella creazione di AI generativa dovranno essere trasparenti: dovranno, cioè, dichiarare se e quale materiale coperto da copyright sia stato usato per il training degli algoritmi. A detta della fonte confidenziale di Reuters, alcuni membri della Commissione spingevano per posizioni più ferme, cioè per il divieto di usare qualsiasi materiale frutto di proprietà intellettuale altrui. Finora è prevalsa una posizione più moderata, centrata sull’obbligo di trasparenza.
Le regole imposte all’AI generativa andranno a sommarsi al più ampio testo sull’intelligenza artificiale, l’AI Act, su cui le istituzioni europee discutono da ormai quasi due anni. Nella bozza elaborata finora le applicazioni e i casi d’uso vengono valutate e regolamentate (con limitazioni o eventuali divieti) in base al profilo di rischio e al rapporto costi/benefici. La videosorveglianza associata a biometria, per esempio, è ammessa solo in casi particolari, come per la ricerca di criminali o di persone scomparse.
Intanto, anche e soprattutto fuori dall’Europa, la corsa allo sviluppo dell’AI generativa e al suo sfruttamento commerciale prosegue, tra nuove funzionalità introdotte da Microsoft su tutta la gamma di software e servizi, l’evoluzione di Google Search con il nuovo algoritmo Bard, il lancio di servizi per i training e la creazione di app su Amazon Web Services e Alibaba Cloud. A Menlo Park, dopo aver rallentato con i progetti di metaverso, ora Mark Zuckerberg spinge il pedale sull’intelligenza artificiale generativa, promettendo di portarla in Facebook, Instagram e Whatsapp. Oltre a ChatGPT, sta guadagnando popolarità di massa anche Midjourney, applicazione text-to-image che permette di creare immagini simil-fotografiche di notevole realismo.
COPYRIGHT
NEWS
- L’Ai generativa entra nel vivo delle tecnologie di Salesforce
- Stefano Cancian passa da Dell alla guida di Veeam in Italia
- Sviluppatori e utenti business, AI generativa più semplice con Google
- Sviluppo talenti, Cornerstone fa leva sull’intelligenza artificiale
- Il chatbot di Google ora dà consigli sulla vacanza perfetta