AI generativa, un treno da non perdere per l’economia italiana
Uno studio di Ambrosetti e Microsoft Italia stima un potenziale impatto di 312 miliardi di euro sul PIL nazionale. Competenze e trasformazione digitale i punti critici.
Pubblicato il 01 settembre 2023 da Valentina Bernocco

L’intelligenza artificiale generativa è una grande opportunità da cogliere per le aziende, per la società e l’economia italiana: l’affermazione non è esagerata, se guardiamo ai numeri del nuovo studio di The European House - Ambrosetti e Microsoft Italia. Se adottata da aziende e PA, potrà aumentare fino al 18% la produttività del sistema-Paese, aggiungendo ogni anno fino a 312 miliardi di euro al PIL nazionale a parità di ore di lavoro svolte. Tenendo il PIL come costante, invece, si calcola un potenziale risparmio complessivo di 5,4 miliardi di ore di lavoro all’anno (corrispondenti all’impegno di 3,2 milioni di dipendenti a tempo pieno in 12 mesi), grazie all’automazione e alle azioni che l’AI può svolgere al posto delle persone.
Lo studio, titolato “AI 4 Italy”, è significativo perché per la prima volta è stato stimato l'impatto dell'AI generativa sull'economia italiana. L'analisi si basa su interviste realizzate su un centinaio di aziende e su un focus group composto da rappresentanti della community di Ambrosetti. Tra le altre cose, sono stati censiti i casi d’uso dell’AI generativa già presenti nelle aziende italiane, evidenziando la grande versatilità e trasversalità di questa tecnologia: 23 gli use case osservati su 15 settori economici e otto tipologie di processi aziendali. Tra le aziende del campione, più del 50% già ha adottato l'AI generativa per qualche attività (il 20% lo ha fatto da più di un anno, il 30,9% da meno di un anno) e un ulteriore 27% circa prevede di farlo entro uno o due anni.
“L’AI generativa è un treno tecnologico che l’Italia non può perdere”, ha commentato Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House – Ambrosetti. “Per sfruttarne tutte le potenzialità, è necessario però stimolare la digitalizzazione delle imprese e delle Pubbliche Amministrazioni e, soprattutto, diffondere competenze digitali di base e avanzate nel Paese. L’AI generativa è infatti solo il vertice della piramide tecnologica della digital transformation e, per coglierne tutti i benefici, è necessario lavorare sugli abilitatori fondamentali: le competenze digitali dei lavoratori e la trasformazione digitale delle aziende”.
In parole semplici, senza gli investimenti in trasformazione digitale e senza competenze adeguate (sia per qualità sia per numero) non andremo lontano. Per quanto riguarda il primo aspetto, lo studio ha calcolato per cogliere le opportunità dell’AI e il citato incremento del PIL pari al 18% è necessario che 113mila piccole e medie imprese accelerino nella trasformazione digitale. Ovvero uno sforzo di digitalizzazione senza precedenti, sottolinea Ambrosetti.
Per quanto riguarda le competenze, l’attuale scarsità di laureati e diplomati in ambito informatico si somma al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, che nei prossimi anni ridurrà il numero degli occupati in rapporto ai pensionati: da qui al 2040 mancheranno 3,7 milioni di occupati con competenze digitali. Secondo Ambrosetti, il nostro Paese avrebbe bisogno di 137mila studenti universitari iscritti a corsi di laurea Ict per integrare l’AI generativa nel tessuto imprenditoriale ed economico.
L’impegno di Microsoft Italia per portare l’AI alle aziende
“Sono arrivato in questo ruolo da alcuni mesi, trovando un grandissimo interesse per l’AI generativa da parte dei nostri clienti”, ha raccontato in conferenza stampa Vincenzo Esposito, recentemente scelto come nuovo amministratore delegato di Microsoft Italia. “Oggi stiamo lavorando con un’ottantina di aziende medie e medio-grandi in Italia, con oltre 200 casi d’uso specifici”.
Esposito ha annunciato il prossimo lancio, intorno a metà mese, di un Artificial Intelligence Lab italiano: si tratterà di uno spazio fisico, ubicato a Milano, ma anche di un luogo virtuale accessibile a clienti e partner di Microsoft. Nel progetto sono state investite “risorse sostanziose”, ha svelato Esposito rispondendo alle domande dei giornalisti. “Abbiamo capito”, ha detto l’amministratore delegato, “di dover accompagnare i piccoli e medi clienti nel viaggio dell’AI. Per questo abbiamo definito la metodologia e sviluppato una serie di casi d’uso che possono fruttare valore piuttosto rapidamente. Un aspetto interessante dell’AI generativa, infatti, è che da essa si può estrarre valore rapidamente”.
Da sinistra: Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia; Corrado Panzeri, partner, The European House – Ambrosetti; Vincenzo Esposito, amministratore delegato di Microsoft Italia.
Microsoft Italia punta in alto: “Abbiamo l’obiettivo di portare l’implementazione dell’AI generativa su tutto il mercato e su tutte le aziende”, ha affermato Esposito. “Lavoreremo su due aree. La prima è l’accompagnamento di aziende e partner in questo percorso. La seconda è la formazione, per cui collaborermo con associazioni ed enti locali per iniziare a colmare la mancanza di competenze, fatto fondamentale per cogliere le opportunità”.
“Un’altra cosa importante che spesso si dimentica”, ha proseguito, “è che i costi legati alla sperimentazione dell’AI generativa sono molto bassi. Ovvero la parte di heavy lifting viene sostenuta da aziende come microsoft, mentre per chi adotta e sperimenta l’AI i costi sono estremamente ridotti. Questo è molto importante perché le aziende hanno bisogno di toccare con mano e sperimentare i campi di applicazione dell’AI generativa, che sono davvero numerosi”.
Opportunità e ostacoli da superare
Dall’analisi di Ambrosetti è risultato che in Italia un’azienda su due ha già provato a utilizzare soluzioni di AI, riscontrando nel 70% dei casi vantaggi di produttività. L’intelligenza artificiale viene usata soprattutto per reperire informazioni (per il 55% delle aziende), per applicazioni di assistenza virtuale (48%) e per l’efficientamento dei processi (47%). Scenario confermato da Microsoft Italia: a detta di Esposito, i progetti realizzati con i clienti si focalizzano sull’area dell’interrogazione dei dati a partire da knowledge base aziendale, sullo sviluppo di codice e sulla creazione di chatbot per l’assistenza clienti continuativa “24/7”.
Lo studio di Ambrosetti non manca di evidenziare i fattori critici che stanno rallentando l’adozione dell’AI generativa nelle aziende: per il 72% delle imprese esiste il problema delle competenze oppure una preoccupazione sugli aspetti di privacy, sicurezza e affidabilità della tecnologia. Tra chi è al momento disinteressato al suo utilizzo, il 67% non ha individuato una chiara motivazione o un caso d'uso definito, il 33% intravede rischi normativi e il 28% è sprovvisto di sufficienti competenze. Tuttavia è significativo (a conferma delle affermazioni di Microsoft) il fatto che per nessuno i costi di adozione iniziali siano una barriera.
“Per quanto riguarda il problema del bias”, ha commentato Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia, “distinguerei tra due tipi di applicazioni. Per quelle in cui si interrogano dati interni alle aziende il rischio di pregiudizio è piccolo, mentre è maggiore per le app rilasciate verso l’esterno, in cui non è chiaro quale sia la base di dati usata per allenare l'algoritmo. La legislazione europea si è però chiaramente espressa sull’AI generativa e gli Stati Uniti hanno promosso una discussione in tal senso, mentre resta la grossa incognita della Cina. Qui sono ammessa applicazioni che da noi sono state vietate, come il riconoscimento facciale e il tracciamento”.
I rischi, insomma, esistono ma sbarrare la strada a una rivoluzione tecnologica di portata mondiale per l’Italia sarebbe una mossa autolesionista. Il treno dell’AI generativa può portarci lontano, ma bisogna salire a bordo prima che sia passato.
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