Android diventa Brillo, l’Internet of Things di Google
Secondo indiscrezioni, al forum degli sviluppatori della settimana prossima la società di Mountain View annuncerà un nuovo progetto: un sistema operativo per gli oggetti connessi, frutto probabilmente di un adattamento della piattaforma Android e con il nome in codice “Brillo”. Primo passo, le smart home.
Pubblicato il 22 maggio 2015 da Valentina Bernocco

Fra Web, passi nel mondo della telefonia, palloni aerostatici e automobili driverless, Google poteva dimenticarsi dell’Internet of Things? No, plausibilmente, perché questo è uno dei temi caldi su cui altri colossi tecnologici (fra cui Microsoft, con una versione ad hoc di Windows 10) si stanno avventurando e su cui le società di ricerca pronosticano cifre da capogiro. A detta di Gartner, per esempio, quest’anno avremo cinque miliardi di dispositivi connessi, cifra che triplicherà da qui al 2020. Forse, anche per merito di Brillo: un nuovo sistema operativo, probabilmente un adattamento di Android, che pare Google stia sviluppando.
L’indiscrezione arriva dal sito di The Information e potrebbe trovare presto conferma, già la settimana prossima nel corso della conferenza dedicata agli sviluppatori, Google I/O. Il nuovo software, al momento battezzato con il nome in codice “Brillo”, nasce in seno al team di lavoro di Android e dunque potrebbe essere una declinazione della piattaforma del robottino, leader nel mondo dei terminali mobili. La principale differenza risiederà nelle risorse di memoria richieste: a Brillo basteranno 32 o 64 MB di Ram.
La piattaforma è pensata per far funzionare dispositivi a basso consumo, come frigoriferi o lavatrici smart. O come il termostato intelligente di Nest, società acquistata dalla stessa Google un anno e mezzo fa per 3,2 miliardi di dollari. Cifra che rende l’idea di quanto a Mountain View l’Internet of Things sia considerato un terreno fertile da coltivare. A Brillo spetta anche il compito di far dimenticare il flop di Android@Home, progetto nato dai laboratori Google X nel 2011, a tempi ancora non maturi, e poi mai decollato.
Il rilevatore di fumo e di CO2 di Nest
Il nuovo sistema operativo, di cui presto sentiremo parlare, renderà più facile e sofisticata la gestione dei device connessi, mettendo a disposizione un’interfaccia di controllo centralizzata. La prima applicazione, secondo i rumors, dovrebbe essere proprio la domotica e in particolare i dispositivi della gamma Nest: termostati, ma anche rilevatori di fumo.
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