Anneghiamo in un mare di dati, istinto e A.I. le scappatoie
Una ricerca di Oracle svela che il 70% dei manager d’azienda preferirebbe non dover prendere decisioni basate sui dati e lasciare che sia l’AI a farlo.
Pubblicato il 19 aprile 2023 da Redazione

Quanto potere vogliamo concedere all’intelligenza artificiale? Quanto vogliamo farci aiutare sul lavoro, rinunciando a una parte di responsabilità, per fare le cose più rapidamente e magari meglio? Il 70% dei manager d’azienda preferirebbe non dover prendere decisioni basate sui dati e lasciare che sia l’AI a farlo. Così emerge da una nuova ricerca commissionata da Oracle a Dkc Analytics e condotta nel gennaio di quest’anno su un campione di oltre 14mila professionisti con ruoli di leadership aziendale di 17 Paesi.
Rispondendo a un sondaggio online, i partecipanti hanno aiutato a capire che nelle aziende dover prendere decisioni è spesso fonte di stress. L’85% dei manager nel corso del 2022 ha sofferto di “stress decisionale” e il 72% ha ammesso che l'enorme volume di dati da gestire o la mancanza di fiducia nei dati stessi lo hanno fatto desistere dal prendere qualsiasi decisione. I dati sono troppi, non sempre affidabili o di valore, così come troppe sono le scelte da compiere ogni giorno: da qui la volontà di cedere il passo all’intelligenza artificiale. ll 74% degli intervistati ha detto che il numero di decisioni da prendere quotidianamente è aumentato di dieci volte negli ultimi tre anni; il 78% si sente bombardato da una grande quantità di dati, provenienti da molte più fonti rispetto al passato. E l’eccessiva quantità ed eterogeneità dei dati rende più complicati, per l’86% dei manager, i processi decisionali sia sul lavoro sia nella vita privata. Le due sfere sono connesse: per l’85% degli intervistati, l’incapacità di prendere decisioni ha un impatto negativo sulla qualità della vita, creando picchi di ansia, occasioni mancate e spese superflue.
Come conseguenza dell’esplosione dei dati, nei tre anni precedenti al sondaggio ben il 93% dei manager e dirigenti ha cambiato il modo in cui prende decisioni. Il 39% ora fa riferimento solo alle fonti di cui si fida e il 29% si basa esclusivamente sul proprio istinto. Idealmente, si vorrebbe che i dati fossero davvero d’aiuto (per il 97% degli intervistati), aiutando a prendere decisioni migliori (44%) e più rapide (39%), specie relativa alle questioni finanziarie, alle risorse umane, alla gestione dei fornitori e al rapporto con i clienti.
Tuttavia l’attuale approccio alla gestione dei dati e le soluzioni di data anaytics si rivelano spesso inefficaci. Per ben il 77% del campione, i dashboard e i grafici utilizzati non sempre aiutano a prendere decisioni; il 72% pensa che la maggior parte dei dati disponibili sia davvero utile solo per i professionisti IT o per i data scientist. Come si diceva all’inizio, anziché dover consultare grafici e tabelle per poi prendere decisioni, il 70% dei leader aziendali preferirebbe scaricare la responsabilità sull’intelligenza artificiale.
"Le persone stanno annegando in un mare di dati", ha commentato Seth Stephens-Davidowitz, data scientist che ha contribuito alla ricerca. "Questo studio evidenzia come l'enorme quantità di input ricevuti dalle persone ogni giorno (tramite ricerche su Internet, notizie o commenti non richiesti) spesso diventi troppo grande per essere gestita adeguatamente dal loro cervello. Le persone sono tentate di eliminare i dati confusionari, e talvolta conflittuali, e seguire il proprio istinto. Ma questo può essere un grosso errore. È stato dimostrato più e più volte che il nostro istinto può condurci fuori strada e che il miglior processo decisionale possibile si basa su una corretta comprensione dei dati più rilevanti. Trovare un modo per gestire il flusso di dati a portata di mano per aiutare le aziende a distinguere tra elementi importanti e secondari è un primo passo fondamentale".
Voltare le spalle ai dati e affidarsi esclusivamente all’istinto o al famigerato “sesto senso”, quindi, sul lavoro non è una buona idea. "Man mano che le aziende si espandono per servire nuovi clienti in nuovi modi, si espande anche il numero di input di dati necessari per ottenere il quadro completo”, ha aggiunto T.K. Anand, executive vice president di Oracle Analytics. “I leader aziendali che prendono decisioni di importanza critica su come gestire i loro business ignorano questi dati a proprio rischio e pericolo”. La soluzione? A detta di Oracle, servono tecnologie in grado di connettere fra loro dati, insight, decisioni e azioni. Gli analytics, insomma, non vanno messi da parte ma devono diventare di facile fruibilità e saper fornire un quadro d’insieme.
ORACLE
- Alleanze in cloud, Microsoft Azure ospita i servizi database Oracle
- Oracle inizia il nuovo anno fiscale con ricavi in crescita del 9%
- Con le applicazioni Oracle Fusion Cloud si misura la sostenibilità
- Oracle Compute Cloud@Customer si adatta ai piccoli progetti
- Il servizio di Oracle velocizza le query sui dati in object storage
NEWS
- Multa antitrust da 376 milioni di euro per il “cold case” di Intel
- Accenture: cloud un’opportunità di crescita per le Pmi e per l’economia
- Cisco e Salesforce tra le migliori aziende in cui lavorare in Europa
- L’AI di Microsoft Copilot debutta su Windows 11 e sui Surface
- 28 miliardi di dollari per Splunk, riecco la Cisco razziatrice