20/03/2015 di Redazione

Antitrust: Google scampata alla Ftc, alta posta in gioco

Dopo un anno e mezzo di indagini, nel 2012 la Federal Trade Commission statunitense era pronta a citare in giudizio Big G per violazioni della libera concorrenza e per altri comportamenti sleali verso gli inserzionisti e gli utenti. Salvo poi ripensarci,

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Formidabile amplificatore di notizie, luoghi, persone, aziende, oppure orchestratore occulto del Web? Le polemiche su Google non si placano, mentre l’Antitrust dell’Unione Europea non ha ancora chiuso il dossier aperto cinque anni fa per indagare sul presunto abuso di posizione dominante: una nuova stoccata arriva dagli Stati Uniti, da uno scoop del sempre informatissimo Wall Street Journal. La testata ha diffuso un report della Federal Trade Commission risalente al 2012, in cui in 160 pagine si elencano le violazioni (sempre presunte) commesse da Google in relazione all’attività di motore di ricerca, alle inserzioni pubblicitarie e all’utilizzo dei dati.

Un documento finito tra le mani del Wall Street Journal quasi per errore, in seguito a una lecita richiesta di informazioni (prevista dal Freedom of Information Act) e all’invio di una versione non redatta del report da parte di un dipendente sbadato della Federal Trade Commission. A meno di non voler ipotizzare una volontaria fuga di notizie, che forse arriva in un momento non casuale in cui la Commissione Europea sta ancora valutando l’affaire Google, e in cui il motore di ricerca russo Yandex ha invocato l’apertura di un’indagine da parte delle autorità antitrust locali.

Il dossier della Ftc, frutto di 19 mesi di indagine e dello studio di nove milioni di pagine Web, contesta alla società di Mountain View diverse violazioni: per migliorare i propri risultati di ricerca, Google avrebbe copiato dati e recensioni di siti come TripAdvisor, Yelp e Amazon; avrebbe, inoltre, limitato la libertà degli inserzionisti pubblicitari di usare i dati raccolti con Google per ulteriori campagne fatte su altre piattaforme.

 

 

Il condizionale va usato perché, in effetti, nel 2013 la Federal Trade Commission scelse poi di non intervenire, ufficialmente in seguito ad alcune notifiche che Google accettò di introdurre (rimuovendo, per esempio, le limitazioni imposte agli inserzionisti pubblicitari). Secondo il Wall Street Journal, a determinare questa scelta fu anche la consapevolezza che una battaglia legale contro gli avvocati di Mountain View sarebbe risultata onerosa e impervia. Non da ultimo, l’articolo del Wjs allude anche ad altri, meno ortodossi, motivi che si celerebbero dietro la “ritirata” della Federal Trade Commission: pressioni politiche, e di un certo peso. La società di Mountain View campeggia fra i primi finanziatori della rielezione di Barack Obama, e suoi dirigenti frequenterebbero abitualmente la Casa Bianca.

Google, in ogni caso, ha sottolineato i punti a suo favore nella vicenda, mai sfociata in atto d’accusa. “Dopo 19 mesi di approfondite indagini”, scrive Kent Walker, uno degli avvocati del team legale dell’azienda, “con nove milioni di pagine di documenti scandagliate e molte ore di testimonanze, lo staff della Federal Trade Commission e tutti e cinque i membri della commissione hanno concordato sul fatto che non fosse necessario agire contestando il modo in cui classifichiamo e presentiamo i risultati di ricerca”.
 

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