05/10/2020 di Redazione

Apple fa causa a Geep Canada: rivendeva i suoi device anziché smaltirli

L’azienda, che era uno dei partner a cui si rivolgeva la società di Cupertino per il riciclo dei suoi prodotti, a quanto pare avrebbe venduto illegalmente oltre centomila device. La causa vale circa 31 milioni di dollari canadesi.

Apple ha citato in giudizio l'ex partner - si occupava del riciclo di un certo numero dei suoi prodotti - Geep Canada (ora parte di Quantum Lifecycle Partners) per presunto furto e rivendita di almeno 103.845 iPhone, iPad e Apple Watch, come si legge nella denuncia, "hanno lasciato la struttura di Geep senza essere distrutti - un fatto confermato dalla stessa Geep". Tra gennaio 2015 e dicembre 2017 sembra che Apple abbia inviato a Geep oltre 500.000 tra iPhone, iPad e Apple Watch e, quando ha effettuato un controllo, ha scoperto che il 18% di questi dispositivi accedeva ancora a Internet tramite reti cellulari. Sei si prendono in considerazione anche quelli che non hanno una radio cellulare, è probabile che la percentuale sia ancora più alta.

Apple spera di ottenere almeno 31 milioni di dollari canadesi (circa 22,7 milioni di dollari americani). Il suo ex partner, che nega ogni illecito, sostiene che ci sia stato un furto e parrebbe che abbia intentato una causa di terze parti, sostenendo che tre suoi dipendenti hanno rubato i dispositivi. Apple non è d'accordo e ha ribadito che questi non erano semplici “dipendenti”, ma alti dirigenti dell'azienda.

Come altre aziende tecnologiche, la società di Cupertino ha cercato di migliorare le sue pratiche ambientali e, per il recupero di alcuni componenti degli iPhone, che le società di riciclo tradizionali non sono in grado di fare, ha spostate le procedure internamente, utilizzando i propri robot Daisy e Dave. L'azienda, inoltre, si affida a società partner per recuperare materiale “prezioso” dai dispositivi usati e - dal 2015 al 2018 - Geep Canada è stata una di queste. Il ricondizionamento e la rivendita di dispositivi erano tra le attività della società canadese: sebbene in quel periodo offrisse soprattutto servizi per la gestione dei rifiuti elettronici, sul suo sito web si leggeva esplicitamente che la sua mission era quella di "incoraggiare il riutilizzo quando possibile".

Dal punto di vista di Apple la rivendita di questi dispositivi non è stata un’operazione corretta e autorizzata. Il fatto che i prodotti potessero essere rivenduti sul “mercato grigio” non significa che soddisfacessero i suoi standard di qualità o sicurezza. "I prodotti inviati per il riciclaggio non sono più adeguati per essere venduti ai consumatori”, spiega l’azienda. “Se vengono riassemblati utilizzando parti contraffatte potrebbero causare seri problemi di sicurezza, inclusi difetti elettrici o della batteria".

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