05/07/2019 di Redazione

Auto connessa senza sbarramenti: il 5G potrà farsi strada

I rappresentanti degli Stati membri hanno rigettato l’atto delegato con cui la Commissione Europea proponeva di riservare al Wi-Fi l’utilizzo della banda non licenziata a 5,9 GHz. I giochi si riaprono.

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Sarà con il 5G che, nei prossimi anni, le automobili connesse sulle strade dell’Europa si scambieranno dati e potranno far funzionare i sistemi di guida parziamente o totalmente driverless. Ieri a Bruxelles i rappresentanti degli Stati membri hanno rigettato la proposta che la Commissione Europea aveva racchiuso in un atto delegato: quella di destinare la banda non licenziata a 5,9 GHz unicamente alla tecnologia Wi-Fi, escludendo dunque le reti cellulari. Sulla frequenza 5,9 GHz dovranno viaggiare i dati in ingresso e in uscita dagli Intelligent Transport System, i sistemi che faranno da impalcatura ad applicazioni di mobilità connessa: navigazione, guida assistita, segnalazioni a supporto della sicurezza su strada, oltre che servizi di intrattenimento. 

 

L’atto della Commissione Europea, ora rigettato, traduceva gli interessi dei sostenitori della tecnologia Wi-Fi, fra cui costruttori di auto come Volksvagen, Renault e Toyota, i quali argomentavano come questa tecnologia a differenza del 5G oggi sia già ampiamente conosciuta e testata, dunque già pronta per essere adottata nell’ambito dei trasporti intelligenti. Su fronte opposto, si è argomentato che in realtà il Wi-Fi è diffuso in molti contesti ma su strade e autostrade ha una copertura praticamente nulla, allo stato attuale.

 

Come intuibile, tra i contrari all’esclusione del 5G figurano vendor con ovvi interessi commerciali (produttori di chip come Samsung e colossi del networking come Huawei ed Ericsson) e carrier che devono far fruttare gli investimenti già fatti (come Deutsche Telekom). Ma figurano anche costruttori di automobili (Daimler, Bmw, Volvo, Nissan, Hunday) ed esperti del settore delle telecomunicazioni (come il presidente di Infratel Maurizio Dècina, che si era espresso a chiare lettere anche su Ictbusiness). 

 

 

Le soluzioni mobile e il 5G sono rientrati nel quadro della sicurezza su strada. Ora l’industria automobilistica è libera di scegliere la migliore tecnologia con cui proteggere utenti e guidatori”, ha commentato Lise Fuhr, direttore generale di Etno, un gruppo di lobbying che include fra gli altri AT&T, Orange, Telefonica e Tim. La 5G Automotive Association (5GAA), di cui fanno parte sia vendor tecnologici sia costruttori di automobili,  si è espressa sulla stessa lunghezza d’onda lodando, con le parole del chief technology officer Maxime Flament, “il forte segnale dato alla Commissione sul fatto che la neutralità tecnologica debba prevalere”. La bocciatura dell’atto delegato, salvo imprevisti, sarà formalizzata l’8 luglio in in una riunione tra ministri europei. Per il momento i giochi si riaprono o, se vogliamo usare un’altra metafora, la strada della connected mobility non è più sbarrata per nessuna tecnologia di rete.

 

Per vedere sfrecciare anche in Italia le prime automobili driverless dovremo aspettare qualche anno, ma le sperimentazioni sono già partite anche nel nostro Paese: a Torino e Parma. A trainare l’innovazione per il momento ci sono gli Stati Uniti, forti della presenza di grandi aziende tecnologiche che da anni scommettono sull’automazione della guida (Google, Apple, Uber, per citare le principali) con investimenti in ricerca&sviluppo e con acquisizioni di startup (ultima, quella di Drive.ai da parte di Apple).

 

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